{)!LBIANCO ~ILROSSO f+iiki41Aii Partitie questionemorale: perusciredalpantano di Giorgio Ruffolo p er «questione morale» s'intende un diffuso deterioramento dell'etica pubblica, che si manifesta in tutti i settori della vita collettiva, dai doveri connessi con l'esercizio di pubbliche funzioni alle deontologie professionali; dall'osservanza di regole di concorrenza e di trasparenza nei rapporti di mercato all'imparzialità dei giudici ... È dunque questione che coinvolge tutte le strutture sociali: imprese, amministrazioni, partiti. E, ancor più in profondo, tocca aspetti peculiari della storia del Paese: di un certo suo modo di interpretare l'autonomia della politica come licenza morale. Se ci occupiamo della questione morale solo in relazione ai partiti, non è dunque per indulgere a una visione parziale e fuorviante. È per restringere il tema a quella parte di esso che può essere concretamente oggetto di un'azione politica correttiva e innovatrice. 2. Dobbiamo richiamare, sia pure in termini brevissimi, le ragioni positive della speciale, e per molti versi, eccezionale importanza assunta dai partiti nel nostro Paese: la lotta contro il fascismo e la ricostruzione della democrazia, in un contesto istituzionale compromesso con iì regime, in un'economia sfasciata, in un sistema sociale disgregato. 3. Dobbiamo altrettanto brevemente riepilogare il processo di aumento dell'entropia che l'istituzione-partito ha subìto, nel senso di una progressiva trasmutazione da «filtro»a «tappo» della domanda politica. Le cause di questo processo entropico dei partiti sono molteplici: la congenita debolezza delle istituzioni dello Stato unitario, il sistema eletto11 raie proporzionale, il sistema parlamentare bicamerale, il sistema politico consociativo, l'ipertrofia del dirigismo economico, con l'abnorme crescita dell'impresa pubblica, il dualismo economico sul quale si è fondato un sistema assistenziale delle regioni più arretrate, la crescita di un «welfare» assistenzialistico e per molti aspetti parassitario nei settori della sanità e della previdenza, l'irrigidimento sindacai-corporativo dell'impiego pubblico ... Tutti questi fattori hanno agevolato !'«occupazione abusiva di suolo pubblico» e lo sviluppo delle rendite politiche da parte dei partiti. A loro volta, occupazione abusiva e rendite politiche hanno promosso la proliferazione di un ceto politico parassitario (nomenclatura) e autoreferente, che si alimenta attraverso la cooptazione e si chiude rispetto al ricambio e alla domanda della società. Di qui lo sradicamento sociale e la progressiva delegittimazione politica dei partiti. 4. Particolare e critico aspetto di questo processo è la «corruzione». Il sempre più ampio divario tra la posizione «formale» e il potere reale dei partiti sta alla radice del fenomeno. C'è lo sviluppo parkinsonisano e incontrollato della spesa, ben al di là dell'ipocrita limite del finanziamento pubblico: il quale genera un'esigenza in qualche modo «oggettiva» di finanziamento illegale. C'è la fonte della corruzione aperta dall'occupazione e gestione delle strutture pubbliche, locali e nazionali. C'è l'intreccio e lo scambio politico collusivo con i gruppi imprenditoriali. Tutto questo, dal lato delle occasioni «viziose». Dal lato dell'indebolimento degli impulsi «virtuosi»: il tramonto delle fedi ideologiche, non compensato da grandi ideali politici; anzi,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==