Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 40 - maggio 1993

D!.LBIANCO QiL. ILROSSO Piiiil•ii cui richiamarsi è difficile affermare l'esigenza di tornare all'unità primaria. E infatti la lettura del programma fondamentale del nascente Partito socialista europeo conferma questa debolezza delle tradizionali idee guida, e evidenzia il fatto che ognuno preferisce gestire come può i propri problemi nazionali svuotando i vecchi e nuovi contenitori internazionali e sovranazionali della sinistra. In Italia la situazione è ancora più complessa perché il peso ancora rilevantissimo della questione tangenti e la resistenza da parte degli inquisiti di lasciare la politica, fanno della questione morale un problema cruciale da superare subito, per evitare ulteriori divisioni. Le nuove leggi elettorali infatti spingeranno verso la costruzione di due poli, uno progressista e uno conservatore, ma fino a che non si sarà realizzato un rinnovamento dei partiti e delle forze politiche rimuovendo gli inquisiti, i due termini, progressista e conservatore, si definiranno più in relazione alla questione morale che ai contenuti dei programmi, ad esempio in materia economica e sociale. Chi darà vita infatti in queste condizioni, con la prospettiva di nuove elezioni con il sistema proporzionale, e poi a breve ancora elezioni con i nuovi sistemi elettorali, al polo progressista schierato contro il polo conservatore? Si attenuerà nella formazione di questo polo progressista l'azione diretta dei parti ti e si decanterà forse allora la ragione primaria delle divisioni della Sinistra permettendo di raccogliere e valorizzare intorno a un programma politico concreto le forze e le energie migliori? O viceversa, come sta succedendo in molti casi, in occasione della formazione delle liste e delle coalizioni nelle prossime elezioni comunali, tutto rimarrà come prima? Molti pensano che in questa situazione, in attesa di formare il polo progressista occore fare subito un nuovo partito libero dai vincoli «storici» e dalle resistenze degli apparati. Io sono un po' scettica su questa ipotesi perché, nonostante le buone intenzioni dichiarate da molti raggruppamenti che si sono dati questi obiettivi, tra cui quello di Milano nato intorno all'idea di creare un nuovo partito democratico, la fondazione di un partito oggi, nel 1993, non è un atto paragonabile a quello che alla fine dell'800 poteva dar vita sulla base dell'accordo di pochi congiurati a formazioni gloriose. Il problema fondamentale oggi è quello di attivare una partecipazione dal basso alla realizzazione del nuovo, di far vivere in modo ampio e irreversibile nuove categorie di analisi, di pensiero, di azione. Forse una delle strade proponibili nell'immediato è quella di rafforzare, in vista della formazione dei poli e delle coalizioni elettorali, la dialettica politica tra associazionismo, organizzazioni sindacali, volontariato, la società civile progressista e i tradizionali interlocutori politici. Un polo sociale nel polo progressista che acquisti via via peso politico e sappia sviluppare una dialettica vera non formale capace sia di influenzare concretamente i programmi, sia di selezionare conseguentemente le candidature. Questa via di transizione consentirebbe anche forme di doppia militanza, sia nei partiti in via di rinnovamento, sia nei nuovi poli di azione politica che si verranno a formare in sede nazionale e locale. E la speranza è quella che in breve tempo i secondi acquistino un peso crescente tale da portare nei fatti alla nascita e al consolidamento di soggetti politici della Sinistra pienamente legittimati e autorevoli. (J ",W- - (,) - ----.,/ / . - I , jo' 9

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