DlLBIANCO ~ILROSSO Piiiiliit quanto conduce a non approfondire le reali preferenze dei cittadini. Saranno così necessari altri tipi di decisioni, ed anche di mobilitazioni politiche, per conoscerle appieno. Con questo tipo di referendum abbiamo saputo con certezza che i cittadini vogliono cambiare. Ma non si può certo ragionevolmente sostenere che essi desiderino proprio il tipo di meccanismo che è stato formato con il ritaglio della legge esistente. Da qua nasce la inefficienza. Diverse sarebbero state le cose con un referendum propositivo, e con una scelta chiara fra due meccanismi elettorali. Diverso perché se non altro il fronte di chi cancella è di norma più composito di quello di chi propone. Di questo dovrà tenerne conto il futuro parlamento, quando inizierà a por mano a quelle riforme istituzionali che saranno di necessità trascinate dagli interventi sui meccanismi elettorali. Il referendum ha avuto comunque sia il potere di iniziare concretamente la fase di transizione. Ed il governo nominato dal Presidente della Repubblica, con il paradossale richiamo alla lettera della costituzione, è in condizioni di gestire in modo corretto la fase di transizione, od almeno la parte iniziale di essa, quella che si riferisce alla modifica delle leggi elettorali. La transizione da un sistema che attraverso la invadenza politica e sociale dei partiti proprio la costituzione aveva dimenticato. Difficile dire quanto la prima fase della transizione possa durare, anche perché le strumentalizzazioni dell'esito del referendum sono molteplici non favorendo il sorgere di una cultura condivisa della transizione. E l'assenza di questa cultura si fa sentire. Ad esempio nelle critiche al governo Ciampi in quanto ritenuto non adeguato rappresentante del nuovo emerso dal referendum. Una critica che identifica proprio l'assenza di una cultura della transizione, in quanto in questi processi non è tanto il nuovo emergente che va rappresentato e garantito, questo procede sulla forza delle cose. È semmai la parte migliore del vecchio sistema che va garantita. Se analizziamo la composizione dei governi di transizione in questo secolo e in varie esperienze scopriremo che proprio da questo carattere sono unificati. Anche la mancata concessione della autorizzazione a procedere per Craxi è segno della assenza di questa cultura. Tuttavia, pur essendo un atto clamorosamente sbagliato, sia dal punto di vista politico che da quello etico, esso identifica un tentativo di difesa da parte del vecchio sistema, più o meno manipolato da altri, che è probabile non resterà isolato. Le transizioni comunque sia devono guardare avanti, lasciando alle proprie spalle questioni irrisolte ed anche conti da saldare. Nella politica, non lo si dimentichi, la pena peggiore, è quella derivante dalla politica stessa. Elezionai Milano. N Un'altroaccasioneperduta? di Sandro Antoniazzi el prossimo mese di giugno si voterà in alcune grandi città italiane, fra cui Milano. Ma a Milano è nata Tangentopoli, qui la Magistratura ha operato su vasta scala bonificando istituzioni ed imprese, decapitando i partiti tradizionali, creando implicitamente le condizioni e la richiesta di un 6 profondo cambiamento. Milano è dunque al centro di un'attenzione e di possibilità particolari, occasione di scelte di tipo nuovo, banco di prova di ipotetici nuovi corsi. Disgraziatamente il nuovo è evocato e sbandierato, ma al di là delle grandi dichiarazioni, non trova la forza di esprimersi.
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