OlLBIANCO a-z._1LROSSO l'iP Il 11 i It4i-1erH tt.a < 1~1• èi scelte, politiche, che comunque ripeto, furono determinate dalla volontà di entrare a far parte di un'organizzazione che avesse carattere popolare e di massa e che fosse in grado di operare concretamente per il cambiamento della situazione di Napoli e del Mezzogiorno, e per la redenzione di quelle plebi meridionali cui era sempre stato sbarrato il passo, che erano state costrette all'ignoranza e al servaggio da classi dirigenti e da intellettuali retrivi ed egoisti, ma anche da scelte e orientamenti politici settari omassimalistici. Questo è il punto d'inizio del cammino politico, culturale e civile della mia generazione. Un cammino certamente tormentato e aspro: anche se non riesco, sinceramente, a sentirmi «un pentito» per nessuna delle sue tappe più significative e delle sue motivazioni più importanti. Ciò non significa affatto che io non mi senta colpevole di errori, illusioni, valutazioni sbagliate. Ne parlerò in questo libro. Né sorvolerò su silenzi e reticenze che oggi mi appaiono gravi e che hanno costellato la nostra esistenza e la nostra attività politica, almeno da un certo momento in avanti. Mi riferisco, evidentemente, alle posizioni che abbiamo assunto e ai giudizi che abbiamo formulato (o, meglio, che non abbiamo avuto il coraggio di assumere o formulare) quando già possedevamo gli elementi per farlo: sull'Unione Sovietica, sul «socialismo reale», sulle deformazioni che lì venivano compiute delle idee e dei valori del socialismo. Questi silenzi e reticenze costituiscono la sostanza ai quelle «responsabilità» della mia generazione che oggi vengono criticate. 59 Ma se guardo oggi al complesso della mia attività politica, c'è un'altra questione sulla quale avverto la necessità d'una riflessione autocritica. Provo cioè una certa amarezza e un qualche rimorso quando rifletto sul fatto di non essere riuscito, in tutti i periodi della mia vita e della mia attività politica, a svolgere un'azione efficace, o almeno a tentare di svolgerla, proprio sulle tematiche e i problemi di Napoli e del Mezzogiorno, che erano stati alla base delle mie scelte politiche giovanili. Per l'attuale gravissima situazione di Napoli e del Mezzogiorno, le responsabilità non possono essere addebitate soltanto ai governi e alle classi dirigenti ma riguardano anche i partiti e le forze della sinistra, il movimento sindacale e gli altri movimenti organizzati di massa, e il Pci. Su queste cose tornerò successivamente in questo mio lavoro, ma anche, se ne avrò la possibilità e la forza, con un approfondimento specifico sulla politica per il Mezzogiorno dei governi, dei partiti, dei sindacati e sul dibattito culturale meridionalistico durante gli anni della Repubblica. In questo momento, sento che molti, o alcuni di noi, sono venuti, via via, e soprattutto in certi periodi, diminuendo il loro impegno meridionalistico, sia pure per ragioni né banali né di comodo. La polemica aspra che conducemmo, ai tempi della giovinezza, contro gli intellettuali che «fuggivano» dal Mezzogiorno, potrebbe essere in qualche modo ripresa contro alcuni di noi per quel che è accaduto, dopo molti anni, nel nostro impegno per Napoli e per il Mezzogiorno. Oggi, mentre clamoroso e fastidioso è il rumo-
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