D!.LBIANCO ~ILROSSO • 1111 -1§•1 a ; 1 Dc:unacrisiantica perunMovimentnouovo - I 1 dibattito politico contiene una questione democristiana che non è nuova come talora si è indotti a credere da un'informazione che giustamente agisce sulla quotidianità. Credo - che si possa anche trovare una data di inizio delle difficoltà all'interno di quel che va sotto il nome impreciso di «mondo cattolico». È il 1967 quando si svolse il convegno culturale di Lucca che pose all'interno del partito il tema della sua giustificazione. Certo, c'è stata una contestazione della Dc, anche in precedenza, ma senza assumere i toni e le articolazioni che in quel periodo si manifestarono. Ciò va ricordato perché non si deve credere che tutto quel che accade oggi sia frutto della caduta del muro di Berlino (1989), anche essa effetto di una lunghissima crisi comunista, causa, a sua volta, di altri fenomeni politici e culturali; o frutto ancora più recente di «Tangentopoli». Questi fatti hanno solo portato a uno stadio di svolta, una questione politica dei cattolici. L'ipotesi di «occupazione del potere» è dei primi anni 70. Il problema fu posto ripetutamente e la fine del collateralismo aclista ne fu un segnale palese, come lo fu il tentativo generoso, ma non predisposto adeguatamente, del Mpl. Ne fu un segnale anche l'accentuarsi delle fisionomie delle correnti della Dc che assunsero l'aspetto di quasi-partiti. Un riscontro interessante di quel che si agitava dopo gli anni sessanta furono riunioni, una delle quali a Monte Porzio Catone, ove· il tema del partito alternativo per i democristiani assunse una forma di Ruggero Orfei più esplicita anche se non ne venne fuori nulla. C'era Gabaglio, Camiti, ma anche Livio Labor e Carlo DonatCattin e molti altri. Il settimanale «Settegiorni» era nato in quel periodo proprio in base a una diagnosi infausta sulla salute della Dc. I temi furono riproposti successivamente, privilegiando ora un aspetto ora un altro delle numerose contraddizioni di un partito che era unitario in ipotesi generale nello schema doroteo. Esso come contenitore di troppe spinte diverse non riusciva a darsi una linea che fosse soddisfacente per tutti. Rendeva il tema più complesso il fatto che a fronte di discussioni che interessavano più i quadri e gli intellettuali che la base, la Dc conservava un'area di consenso molto vasta, che non venne analizzata a fondo, né allora né in seguito. La componente anticomunista era una fra altre e troppo facile. Era stata più importante, forse, la strategia seguita con successo dopo la ricostruzione postbellica del Paese. Col centro-sinistra si era posto il problema di come mutare una distribuzione del reddito le cui quote erano salite. Il ricordo serve per sdrammatizzare da un punto di vista la questione nel suo insieme. Da un altro punto di vista però tutto era più complesso. Mancò (tranne eccezioni individuali) una vera analisi che interessasse tutti gli attori della scena democristiana. Ne derivarono una frantumazione e un incrocio di opinioni che però riguardavano tutte le basi fondamentali del rapporto tra la professione di fede e la capacità di impegno sul terreno politico. Un secondo elemento di riflessione 38 era (e rimane) offerto dal fatto che non solo nel mondo cattolico, ma anche fuori si facesse un riferimento continuo ai cattolici «come corpo», dei quali si riconosceva una necessità di azione politica specificata, nella quale la qualifica dell'appartenenza confessionale rimaneva costante. Anche oggi questo continua ad accadere. Un altro elemento importante è che pure nella vita della Chiesa ha camminato la storia. La vicenda della dottrina sociale cristiana può essere emblematica. In realtà gli ultimi pontificati hanno caratterizzato sempre meglio un impegno dei cristiani meno legato agli schieramenti e accentuato invece la capacità di riscontro tra una ispirazione cristiana per ogni tipo di azione politica, ancorata però a un insegnamento ecclesiale sempre più maturo ed evoluto. L'attuale pontificato con la ripresa - si potrebbe parlare di vera e propria rinascita - della dottrina sociale della Chiesa, ha posto una serie di impegni che, cadendo nel momento della consunzione delle vecchie ideologie e con il tracollo di quelle rivoluzionarie, ha determinato un terreno di cultura nuovo dell'impegno politico dei cattolici. È emerso, così, nel mondo cattolico, un problema di ristrutturazione di uno schieramento ampio che cominciò a non riconoscersi più nelle primitive contrapposizioni legate in buona parte alla psicologia della «questione romana», per porsi il problema di una costruzione di una condizione nuova, più ricca ed espansiva della presenza dei cattolici nel mondo. Il '68 espresse confusamente un'esigenza di cambiamento che non riuscì
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