li considerano come inabili, incapaci di intendere e volere. Da soli non possono decidere su niente. Sull'organizzazione degli uffici e gli organici da Bressanone ad Enna è competente il Parlamento. Non possono spostare una lira da una destinazione all'altra. La Corte dei Conii controlla ogni atto per vedere se è conforme alle 130.000 leggi che abbiamo. Lo Stato ci garantisce procedure perfette e rigide come la morte. Ma niente di più. Di risultati neppure a parlarne. Del principio di responsabilità neppure l'ombra. E poiché la responsabilità è il presupposto dell'elica, senza di essa siamo senza quella. Infatti, intorno a questo ordinamento presuntuoso e impotente che non risponde né a Dio né al popolo, vediamo proliferare portaborse, concussi, concussori, nullafacenti che umiliano lo Stato e la massa di persone per bene che ancora lo sostengono. Un ordinamento incapace di colpire le degenerazioni che lo circondano induce a credere che ci sia un rapporto tra il suo disordine e la sua paralisi e il dilagare di un circostante ordinamento illecito. Ma c'è dell'altro nella storia dell'ultimo mezzo secolo. Degenerazione dei partili, graduale smantellamento delle norme procedurali della Costituzione (es. crisi extraparlamentari e governi decisi dai partili), governi assembleari e consociativismo, pratica evaporazione della divisione dei poteri, hanno avuto un'unica causa: il lungo confronto tra forze politiche che si riconoscevano nei principi della democrazia rappresentativa di tipo occidentale e la concezione della democrazia di massa di chi come il Pci guardava alle democrazie dell'Est. Abbiamo tutti vissuto, volenti o nolenti, un lungo confronto ipnotico tra partili democratici in senso occidentale e partiti che guardavano ad Oriente. Il Pci è stato forte per numero e qualità come, forse, nessun altro partito comunista al mondo. Il suo guardare all'Est, fino alla rottura di Berlinguer, non poteva tranquillizzare nessuno. Il paese è stato in bilico per decenni. Bisognava evitare scontri, pur giu- {)!L BIANCO ~ILROSSO 1111 i. §t i a ; 1 slificati dalla incolmabile diversità dei principi in tema di democrazia. La Costituzione, lasciando molte prerogative al Parlamento, ha consentito una compartecipazione del Pci al potere. Il consociativismo avanzato con la crescita di peso del Pci ha fatto il resto. La finezza dei giuristi ha legittimato il tutto con la nota copertura della «costituzione materiale». Detto in soldoni si è giustificato il fatto che le regole della Costituzione formale fossero adattate a piacimento, secondo le esigenzedellaforze politichecioè dei partili. Così siamo giunti dove siamo. E poiché l'ipnosi reciproca (si pensi allo storico incontro Moro-Berlinguer) portava inevitabilmente a dare significali decisivi alla pur minima variazione marginale dell'elettorato, era inevitabile che non ci fossetempo per fare politica. Allora tutto sbagliato? No, questo è stato il prezzo necessario per evitare una probabile guerra civile tra due concezione di democrazia assolutamente non conciliabili. Quanto ai partili ricordiamo come erano all'epoca di De Gasperi. Non c'erano targhe partitiche disseminate nei 10.000 comuni d'Italia. Eppure persino la Dc, che in definitiva veniva dalla esperienza dell'Opera dei Congressi (un puro movimento e non un partito di Cattolici che costava solo a coloro che si impegnavano) o dal partito di Sturzo (a mezza via tra movimento e partilo leggero), si convince che il confrontocon il Pci esigeva che ci si organizzasse allo stesso modo. Decisione sfortunatavisto che, storicamente, il comunismonon ne ha azzeccata una. Così gli errori strutturali del Pci, sono diventali gli errori strutturali di tutti i partiti. Abbiamo assistito alle 10.000 larghe (e più) con presenze di tutti, in tutti i comuni d'Italia. Sfortunatamente all'incremento delle targhe corrispondeva una sempre più bassa qualità della politica e un tremendo aumento del costo di esercizio della struttura dei cosiddetti partiti di massa. I procacciatori d'affari e le esigenze delle correnti, ben più gravi di quelle dei partiti, perfezionano la cosa verso la perdizione. 37 Ora la fine del Comunismo e del Pci ci consegna nuove situazioni e nuove esigenze. Anzitutto la questione morale, poi la questione partito e quella elettorale e istituzionale. Sul piano morale evitiamo di credere che bastano soluzioni legislative o altro. L'etica nasce nella scuola e nella famiglia e si perfeziona in leggi che si fondano sulla responsabilità tanto nell'assetto istituzionale che in quello amministrativo. Per questo, ammesso che migliorino gli apporli di scuola, famiglia e, non ultimo, della Chiesa (per chi crede) è necessario passare da un'ordinamento che ignora il principio di responsabilità ad uno che faccia perno su di esso. Non mi dilungo, ma la prospettiva è quella di passare ad uno Stato regolalo dal diritto comune e a poteri decentrati. Sul piano elettorale va finalmente risolto il problema della democrazia compiuta. Ci si arriverà riconoscendo all'elettore il diritto a scegliere il leader e la coalizione, liberandosi per sempre dalla logica consociativa che lascia i partiti liberi di fare ciòche loroconviene. Il lutto è sovrastalo da quel rapporto Ira elica e politica che, accanto alle grandi conquiste dello Stato laico, si è appannato ovunque. La centralità dell'uomo e la solidarietà sono diventali, da noi e nel mondo, un'eco scomoda, mentre individualismo, mondanità ed edonismo non sono più ritenuti la vera strada della felicità. Nel tramando delle ideologie e nella ricerca della felicità a buon mercato, sembra riemergere la necessità di ricomporre rapporti forti tra valori e politica. Qualcosa sembra muoversi in Usa. L'epoca è terrificante e affascinante insieme. Non mi pare decisivo oggi sapere se i cattolici debbono stare da una sola parte o in molte parli. Mi sembra decisivo che, dovunque decidano liberamente di stare, contribuiscano, secondo coscienza, a reimpostare il rapporto tra valori e politica e a tenerne alto il profilo al servizio di tutto ciò che è «umano».
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==