Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 40 - maggio 1993

come conservare comunione ecclesiale, dialogo, capacità di rispetto per le scelte diverse, senza ricorrere a demonizzazioni e scomuniche. Il «caso Segni», gli stessi referendum, il dopo 18 aprile, ripropongono con molta urgenza un salto di qualità umano, prima ancora che ecclesiale e politico, una necessità indilazionabile di riconciliazione, per evitare che l'area cattolica (rubo l'espressione a mio marito) si trasformi in un «campo bosniaco». Credo che il primo impegno sia, dunque, questo: evitare che risentimenti, inevitabili divergenze, scontri politici, diversità di analisi sul Paese, diverse collocazioni nell'opposizione o al governo, concorrenza elettorale o politico-programmatico-progettuale, trasformino l'area cattolica in un campo di combattimento bosniaco. Al contrario dobbiamo tutti impegnarci a {)!L BIANCO ~ILROSSO • 11 1;.'S• t a ;J trasformare la comunità ecclesiale, l'area cattolica, in una verde vallata «canadese», in cui il confronto e il dialogo siano il più possibile sereni, senza illusioni ricompattative, ma anche senza preclusioni a ritrovare sentieri e militanza comuni, persino case democratiche comuni nel futuro, ma non su scelte di impostazione confessionale, semmai su convergenze politiche nel nuovo, superato l'ancien régime. Ma pronti anche, con la stessa serenità e la stessa unità sui valori a continuare divisi, ad ampliare gli spettri possibili del pluralismo se queste dovessero essere le condizioni politiche. Non credo che l'unità partitica sia una necessità storica, anzi, il contrario. E sul piano pastorale la scelta per il pluralismo delle scelte politiche, nell'unità sui valori, non solo è un dato di fatto storico imprescindibile, ma è addirittura una necessità pastorale, se non si vogliono ridurre ai margini della comunità ecclesiale proprio le energie migliori, i giovani più impegnati nella vita ecclesiale, nel volontariato, nella vita spirituale, nella pratica sprirituale, Già, perché uno dei drammi più forti delle vicende politiche che riguardano i cattolici è proprio la radicale secolarizzazione e laicizzazione della Dc nei comportamenti e nella cultura pratica, di tanta classe dirigente, di tanti portaborse affaristi, consiglieri comunali, provinciali, regionali, assessori segretari di sezione, iscritti. Anche questo spiega Tangentopoli, spiega perché mentre proliferavano i Mongini all'ombra di certi appelli all'unità fuggivano o guardavano altrove tanti giovani impegnali, non solosul piano sociale, ma anche nella pratica religiosa quotidiana e nella fortissimacrescita spirituale. Unitiodivisi,contano leresponsabilitnàuove R ivoluzione di velluto o no, molto sta cambiando nel bel Paese. Tralascio le emozioni, pure giustificate, e resto ai freddi suggerimenti della ragione. Parliamo da una constatazione preliminare. C'è un'Italia che produce e lavora. Quella che riesce a comprimere l'inflazione al 4,2% che esporta un volume tale da determinare da solo un incremento dell'l ,50% del Pil (che sarà parzialmente rimangiato dalla debole domanda interna), che ha una produttività oraria del + 3,9% (sopra sia ai tedeschi che di PietroMerliBrandini ai giapponesi) e che è ancora al 5° posto. Tutto questo è dovuto all'accordo del 31 luglio e alla capacità di sacrificio dei lavoratori italiani. C'è l'altra Italia. L'Italia dei partiti, delle istituzioni, dell'ordinamento pubblico-amministrativo, in crisi irreversibile. Qui c'è Tangentopoli, l'emergere di un sistema di rapporti insani e corrotti, uno Stato in perfetto ordine quanto a timbri e bolli, ma che non sa far funzionare un ospedale, una Usl e che non sa gestire imprese né sbrigare pratiche. Uno Stato che controlla persino i biglietti del treno dei propri dipendenti, ma che è del tutto indiffe36 rente se il debito pubblico vola verso i due milioni di miliardi. Ci sono allora due razze di italiani? I buoni nel mercato e i corrotti, i cattivi, i burocrati, nello Stato? C'è il rischio che più di uno pensi proprio così. Invece se gli italiani del primo settore vanno bene è perché sono regolati dal codice civile, cioè, da un ordinamento giuridico che esalta e distribuisce la responsabilità. Com'è noto quando un'azienda non sta in piedi, si portano i libri in tribunale, virtù scomoda vistoche si fa di tutto per escluderla. Gli italiani del secondo settore (i burocrati) sono regolati da norme che

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