{)!LBIANCO OIL.ILROSSO iilki+illt-1 serviamo, dunque, questa entità - sostiene Martinazzoli - e traghettiamola, profondamente rinnovata, verso il futuro. Non risponde sufficientemente alla domanda di cambimento? Può darsi: è certo comunque che il suo zoccolo duro di elettorato lo conserverà, almeno per il domani più vicino. L'ipotesi di una Costituente più ampia, con l'obiettivo di fondare un nuovo partito, è certamente più complessa da progettare e, come si è detto, non è esente da rischi; primo fra tutti, quello di perdere una quota di democristiani non disposti a seguire Martinazzoli in questa operazione: sono quelli che avversarono fieramente il suo avvento alla segreteria ed ora sono suoi sostenitori per stato di necessità, in attesa di potersene liberare. Forse costoro, a somiglianza di Rifondazione comunista, potrebbero tentare di mantenere in piedi un pezzo di vecchia Dc. In sintesi, la scelta è fra rifondare la Dc o fondare un nuovo partito. La prima rischia di non arrestare il declino in atto; la seconda di non coinvolgere una parte sufficiente di militanti e di voti dc, se Martinazzoli non vi partecipa. 18. Le due ipotesi si differenziano anche sulle modalità da seguire per metterle in moto: questione non marginale, perché la partenza qualifica da subito il carattere dell'iniziativa. Se unico promotore è la segreteria della Dc, il suo significato è quello di richiamare a casa coloro - militanti ed elettori - che sono usciti o che sono fuori o che sono incerti. Scarso affidamentosi può fare su una consistente risposta ad un richiamo del genere: perché proviene dalla Dc (e da una Dc, purtroppo, gravemente squalificata) e perché prospetta per il futuro un partito, nuovo fin che si vuole, ma sempre reincarnazione della Dc. Se si vuole dar vita ad un nuovo soggetto politico, con radici nell'ispirazione cristiana, ma nuovo nel modo di incarnarla in politica, la sua promozione deve venire dal concorso di realtà diverse: la Dc disposta a seguire Martinazzoli, i Popolari per la riforma, il cosiddetto mondo del cattolicesimo sociale. Forze che dovrebbero essere disposte a sedersi intorno a un tavolo per studiare insieme il che fare e il come farlo: in luogo neutro per fare cosa altra, come ha sintetizzatoRosyBindi. Il progetto e il programma 19. A questo punto diventano dirimenti il pro25 getto politico e le linee programmatiche fondamentali. Parlando a titolo personale - come del resto ho fatto fin qui - penso che si debba combattere ogni forma di populismo, per coniugare, invece le esigenze dell'efficienza (produttività, competizione, meritocrazia) con quelle dell'equità sociale, intesa come massimo di uguaglianza possibile nell'ambito dell'economia di mercato. Ho esposto in altre sedi cosa intendo con questa vaga formuletta. È evidentente però che essa configura rilevanti cambiamenti nella distribuzione delle risorse, materiali ed immateriali, che concorono a formare la qualità della vita. Se i contenuti programmatici si ispirano a questa scelta, ne consegue la collocazione - sia della Dc rifondata, sia dell'eventuale nuovo partito - in un'area tendenzialmente progressista. Ne nascono due problemi. Primo: è in grado la Dc, sia pure nella sua reincarnazione, di uscire dalla sua tradizione di mediazione centrista, per schierarsi, senza lacerazioni, a fianco dei ceti meno fortunati? Secondo: un eventuale nuovo partito, che nasca senza il concorso di Martinazzoli, può sperare di raggiungere un peso elettorale sufficiente per renderlo interlocutore non subalterno di altre componenti di uno schieramento progressita? Proviamo insieme 20. Come si vede, i problemi che abbiamo davanti sono complessi e non si vede una facile soluzione. Chi ha ricamato su presunte dichiarazioni per annunciare decisioni già assunte, ha preso un abbaglio. La soluzione - per difficile che sia - che io auspico è che Martinazzoli porti la gran parte della Dc che lo segue all'incontro intorno a un tavolo, in un luogo neutro, dove si possa studiare insieme la possibilità di dar vita a un nuovo partito. E naturalmente invito Segni ad evitare soluzioni precipitose. Mi rendo conto delle difficoltà oggettive del progetto: capisco gli stati d'animo di personaggi che in questi mesi non si sono trattati coi guanti. Ma qui sono in ballo questioni che trascendono le persone. È in ballo il rilancio del patrimonio ideale del cattolicesimo democratico. Certo, i tempi stringono. Auguriamoci che prevalga la volontà di lavorare insieme, per non esser costretti a scelte, che per molti sarebbero traumatiche.
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