Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 40 - maggio 1993

D!.L BIANCO ~ILROSSO Miiiil•ii investito i partiti. Tangentopoli è stata solo una terribile aggravante di un processo che era già in corso. Il risultato è un fenomeno di vero e proprio rigetto verso i partiti e addirittura verso la politica. Si potrà, in altra sede, tentare di analizzare le ragioni del fenomeno. Qui basta constatare il fatto, capirne la portata e prenderne in considerazione le conseguenze. 8. Il risultato referendario può esser spiegato e interpretato come si vuole. Sarebbe tuttavia assurdo sottovalutare il suo significato di domanda di cambiamento. Questa affermazione viene bollata col termine spregiativo di «novismo». Ora, è vero che molti elettori non sanno in che cosa consista - a parte il risanamento morale - il «nuovo» che pretendono; è certo comunque che non vogliono più saperne degli strumenti e dei modi con cui si è espressa la politica fino a ieri. Inoltre il referendum impone un'accelerazione ai processi di cambiamento. Le prudenti gradualità rischiano di arrivare tardi agli appuntamenti. Il rinnovamento della Democrazia Cristiana 9. La vecchia classe dirigente della Dc pensava, all'indomani delle elezioni del 5 aprile, di poter continuare a giocare con gli organigrammi insieme a Craxi, come se niente fosse avvenuto. Dopo il loro fallimento ha creduto di poter rimanere in sella, finché la batosta di Mantova l'ha costretta ad invocare Marhnazzoli. Ma neanche a questo punto si è rassegnata ad accettare quel «tutti a casa» largamente invocato. Sicché Martinazzoli ha dovuto escludere l'uso del bisturi e scegliere la strada della gradualità. 1 O. Atti innovativi, tutt'altro che trascurabili, sono stati compiuti da Martinazzoli sulla via del rinnovamento. Ma con due limiti. Il primo è che molti di essi - compreso l'azzeramento del tesseramento, che pur si proponeva come tentativo radicale di cancellazione del passato - non avevano quella carica simbolica di rottura, necessaria per esser percepita come tale anche dalle masse di elettori meno attenti al significato dei fatti politici. Il secondo limite è costituito dal non aver sempre precorso la dinamica travolgente della situazione. Un esempio: il ricambio, per giunta parziale, nella Direzione del partito è stato effettuatoquando ormai non era più questione di cambiare gli uomini, ma di progettare un partito nuovo. Anche la scelta più importante e significativa della gestione Martinazzoli, quella del maggio23 ritario, poteva forse esser compiuta qualche tempo prima e soprattutto con minori titubanze ad abbandonare in misura adeguata la proporzionale. 11. Queste osservazioni - fatte anche a tempo debito, non solo col senno di poi - non inficiano minimamente l'ammirazione per Martinazzoli e i suoi collaboratori, che hanno messo in gioco se stessi nel momento più difficile e, con spirito di servizio e personale sacrificio, hanno accettato l'immane compito - tardivamente affidatogli - di risollevare la Dc dal baratro. Si deve aggiungere che critiche avanzate da fuori sono facili da fare e possono esser in parte sminuite dal fatto di non conoscere tutte le difficoltà e le resistenze incontrate nell'opera di rinnovamento (si pensi, ad esempio, al clima da cittadella assediata diffuso nei gruppi parlamentari). LaCostituente per la rifondazione della Dc 12. Ora - si è tentati di dire finalmente - Martinazzoli ha imboccato la strada giusta: quella della Costituente. Non occorre sottolineare il valore della scelta di progettare un partito nuovo, sia nel nome che nella classe dirigente. Sbaglia chi ne minimizza il significato, interpretando l'operazione come pura riverniciatura della facciata. Basta pensare quanto travagliata è stata la trasformazione del Pci nel Pds: al punto che essa è costata la perdita di una quota di rilievo dei suoi militanti ed elettori, benché fosse stata travolta la prospettiva politica che costituiva la ragion d'essere del Pci. Per la Democrazia cristiana i presupposti culturali e politici sono tuttora validi: semmai, essa è in crisi perché, così com'è, non è più in grado di interpretarli. 13. L'operazione di traghettare la Dc al di là del guado cambiandole i connotati è tutt'altro che facile. Occhetto ha dovuto conservare nel simbolo la falce e il martello, benché essi rappresentino un'utopia che è irreversibilmente fallita. Con ben più consistenti ragioni, milioni di militanti e di elettori democristiani saranno riluttanti a rinunciare al nome e al simbolo di un partito che è stato perno della democrazia italiana e garanzia della sua stabilità; di un partito che molti di loro hanno considerato, nonostante carenze ed errori, la traduzione in politica dell'ispirazione cristiana, tanto da essere, come tale, consigliato da vescovi e parroci. Benché necessitato dalla situazione, quello di Martinazzoli re-

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