Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 40 - maggio 1993

DlL BIANCO a-l,.ILROSSO Mikidliti Qualecostituente peri cattolicdi emocratici? di Ermanno Gorrieri Non dividere. ma ricomporre l.Contro il tentativo di riscrivere strumentalmente la storia per metter finalmente ai margini la presenza politica dei cattolici italiani, rivendichiamo il loro contributo primario, dato attraverso la Democrazia cristiana, alla conquista della democrazia nella Resistenza, alla sua difesa nel dopoguerra, al suo irreversibile radicamento popolare; rivendichiamo !'eccezionalmente rapida trasformazione dell'Italia, sotto la guida della Dc, da paese agricolo a potenza industriale e la legislazione sociale che, pur con le sue inefficienze e distorsioni nell'applicazione, per molti aspetti è al!'avanguardia nel mondo industrializzato. 2. A maggior ragione consideriamo irrinunciabile, per l'oggi e per il domani, l'apporto, per lo sviluppo della democrazia italiana, dei valori, della cultura, delle esperienze cattolico-democratiche; apporto indispensabile anche per le difficoltà che altre culture - quella ex-marxista e quelle laiche - incontrano a proporre valori e progetti per un mondo e una società che sono cambiate e continuano a cambiare sotto i nostri occhi. 3. Rispettiamo le scelte di diaspora individuale o di piccoli gruppi, ma pensiamo - oggi non meno di ieri - che sia necessaria una presenza forte e organizzata della cultura cattolico-democratica, per permetterle di confrontarsi con efficacia con altre culture e rendere possibili forme di collaborazione e di eventuali convergenze che non siano subordinate o egemonizzate da altri. 4. Per le ragioni indicate, deve esser chiaro e inequivoco che questo incontro non si propone di dividere ma di ricomporre e rafforzare. L'obiettivo è quello di rendere più adeguata e auspicabilmente più rilevante la presenza cattoli22 co-democratica in Italia, attraverso un processo di rifondazione, intorno al quale si propongono due ipotesi, su cui intendiamo riflettere e verificare gli orientamenti degli amici qui convenuti. La crisi dei partiti 5. Il 1989ha aperto nel Pci una crisi che non è affatto risolta. Le divisioni che solcano il Pds non sono frutto di una fisiologica dialettica fra correnti, ma queste perseguono prospettive opposte: da un lato, Ingrao non ha rinunciato all'utopia di una qualche forma di comunismo democratico, dal!'altro a chi puntava sull'alternativa costruita intorno all'unità dei partiti dell'Internazionale socialista è venuta a mancare, quanto meno, la quantità dei consensi necessari. Ma è il centro occhettiano che naviga nella più assoluta ambiguità: non solo perché, all'insegna del «non morire democristiani», non esclude alleanze con la Lega Nord, ma soprattutto perché non riesce a cancellare tutti i residui del Dna orginario e stenta ad immaginare e quindi a tradurre in progetti e programmi) una politica di sinistra nell'ambito dell'economia di mercato. 6. Il 1989non ha risparmiato neppure la funzione della Democrazia cristiana non solo e non tanto come diga anticomunista (o meglio, come tale votata da molti elettori) ma soprattutto come architrave centrale della democrazia, all'interno del quale venivano mediati e composti interessi e spinte diverse e talora contrastanti. A sua volta, dopo il referendum, l'avvio verso la democrazia dell'alternanza e la tendenza, sia pure graduale, verso il bipolarismo finirà per ridurre il ruolo dei partiti di centro. 7. Alle ragioni oggettive di crisi si è sommata, negli ultimi anni, la caduta di credibilità che ha

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==