Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 40 - maggio 1993

i)!L BIANCO "-'L, IL ROSSO iiiiidlii• sapendo però che la Dc non è una parte come le altre e che è giusto che sia l'anima portante del processo costituente». In altri termini, pare di capire, le colonne d'Ercole oltre le quali la segreteria di Martinazzoli non intende spingersi, sono segnate dalla titolarità esclusiva da parte della Dc a convocare la costituente, che potrà poi aprirsi a tutti gli apporti. Colonne d'Ercole ravvicinate, come si capisce, che difficilmente possono fare della Costituente qualcosa di significativamente diverso delle fallimentari esperienze del passato, tipo assemblee degli esterni e simili. Pur con le prudenze e le cautele che contraddistinguono la sua saggezza, Gorrieri aveva ipotizzato uno scenario sensibilmente diverso: «Se unico promotore è la segreteria Dc - osserva Gorrieri - il significato della Costituente è quello di richiamare a casa coloro - militanti ed elettori - che sono usciti o che sono fuori o che sono incerti. Scarso affidamento si può fare su una consistente risposta ad un richiamo del genere: perché proviene dalla Dc (e da una Dc, purtroppo, gravemente squalificata) e perché prospetta per il futuro un partito, nuovo finché si vuole, ma sempre reincarnazione della Dc. Se si vuole dar vita ad un nuovo soggetto politico, con radici nell'ispirazione cristiana, ma nuovo nel modo di incarnarla in politica, la sua promozione deve venire dal concorso di realtà diverse: la Dc disposta a seguire Martinazzoli, i Popolari per la Riforma, il cosiddetto mondo del cattolicesimo sociale». È del tutto evidente l'assonanza tra queste parole di Gorrieri e quelle scritte da Segni nella sua lettera a Martinazzoli, con la quale il leader dei «Popolari» invitava il segretario della Dc a mettersi con lui alla testa del processo costituente di una nuova formazione politica. Certamente, questa assonanza non è sfuggita agli attuali inquilini di piazza del Gesù, consigliando loro di stare platealmente alla larga dalla convention del 25 aprile. Ma come ogni buon sindacalista sa, in genere i dissensi di metodo celano anche divergenze sul merito. Ed ecco infatti il secondo siluro della Bindi, il più potente e devastante: dopo aver concesso che nella democrazia maggioritaria del sistema uninominale e dell'elezione diretta del sindaco la Dc, come gli altri partiti tradizionali, non basta più, la segretaria della Dc veneta obietta che «questo non deve indurre a facili semplificazioni, a conclusione affrettate sulla ne21 cessità che i cattolici in Italia si debbano posizionare solo sulla base del loro essere progressisti o conservatori. Il cattolicesimo democratico italiano ha la sua specificità nell'essere un qualcosa di non assimilabile a questa alternativa secca, tipica peraltro dei modelli anglossassoni. E qui vedo forse uno dei limiti del modo con cui rischiano di muoversi alcune tendenze anche legate all'iniziativa odierna. Siamo sulla strada sbagliata se partiamo dall'esigenza di doverci prima definire come polo progressista o polo conservatore». L'accusa di sbagliare strada è rivolta principalmente a Ermanno Gorrieri, che aveva esplicitamente parlato, in interviste rilasciate nei giorni precedenti l'appuntamento del 25 aprile, di una collocazione dei cattolici-democratici nel polo progressista. Ribadendo questa sua convinzione, Gorrieri arrivava, il 25 aprile, a porsi due domande provocatorie: «Primo: è in grado la Dc, sia pure nella sua reincarnazione, di uscire dalla sua tradizione di mediazione centrista, per schierarsi, senza lacerazioni, a fianco dei ceti meno fortunati? Secondo: un eventuale nuovo partito, che nasca senza il concorso di Martinazzoli, può sperare di raggiungere un peso elettorale sufficiente per renderlo interlocutore non subalterno di altre componenti di uno schieramento progressista?» Domande provocatorie, ma anche retoriche: è evidente che Gorrieri spera nella nascita di un nuovo soggetto cattolico-democratico, che non sia più un partito di centro, ma una delle componenti del polo riformista e progressista: ed è altrettanto evidente che Gorrieri spera che questo nuovo soggetto possa avere la forza sufficiente per porsi come soggetto contraente, nella definizione del polo riformista, dotato di pari dignità rispetto agli altri. Di nuovo: Segni, più Martinazzoli, più il cattolicesimo sociale. Sotto la questione del «chi convoca», la vera ragione dello stallo registrato il 25 aprile sta quindi in una divergenza politica di fondo, tra chi ancora vede per i cattolici un ruolo di mediazione al centro e chi invece ritiene che, con la fine del comunismo, sia finito anche il tempo delle «terze vie» e sia finalmente possibile dividersi senza traumi, ma anzi con vantaggio per la democrazia, tra quanti, nell'azione politica, intendono privilegiare, come ha detto Mario Colombo, «la famiglia dei valori della solidarietà»e quanti preferiscono ispirarsi ai valori dell'individualismo.

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