{)!LBIANCO ~ILROSSO MiiiilNP 25aprile:La«Cosabianca». Leragionii, torti,lapostaingioco di Giorgio Tonini Il 25 aprile, a Roma, si e tenuto un incontro, detto degli «autoconvocati» del mondo cattolico, in vista della ridiscussione del ruolo dei cattolici stessi, democristiani e no, nel rinnovamento attuale, ancora indeterminato e in fieri, della vita politica nazionale, che tocca i partiti, tutti o quasi, e le istituzioni. La stampa ha parlato molto, quasi troppo, di questo incontro, preparandolo con grande attesa per poi commentarlo delusa. Non c'era Rosy Bindi, Segni non c'era, non c'erano tanti che pure erano attesi. A noi sembra che, per cominciare, ci fosse già tanta gente, la cui storia e il cui seguito sono importanti per il cattolicesimo italiano impegnato in politica. Per capire, prima di poter giudicare, pubblichiamo di seguito la relazione introduttiva di quella «assemblea», tenuta dal prof. Ermanno Gorrieri, che vivamente ringraziamo. In qualche modo anche questo contributo si colloca in prospettiva del seguente «Dossier», che e la seconda parte di quello del n. 39, su «Cattolici, politica, Dc. Quale scenario per un futuro?». Con la relazione integrale del prof. Gorrieri pubblichiamo anche una nota di cronaca-commento di quell'incontro, che abbiamo chiesto al nostro amico e collaboratore Giorgio Tonini. (G. G.) s abato 25 aprile 1993, Roma. Doveva essere la data di nascita della «Cosa Bianca», il momento di avvio di una Costituente che definisse forme nuove di presenza e di azione politica per i cattolici democratici, dopo l'esaurimento dell'esperienza della Dc, travolta da Tangentopoli e comunque superata dall'adozione di un sistema elettorale maggioritario e non più proporzionale. Un «luogo terzo per fare una cosa altra», lo si era definito col solito linguaggio un po' esoterico che tanto piace alla politica italiana: un luogo terzo rispetto alla Dc, strumento ormai consegnato alla storia, e a forme nuove di presenza, troppo «parziali» per accogliere tutti; per fare una cosa altra, cioè un nuovo soggetto politico, capace di traghettare l'area cattolico-democratica oltre le secche di Tangentopoli, verso la democrazia dell'alternanza. E invece, l'incontro si è limitato a registrare l'opinione di una parte, impossibilitato ad avviare un vero confronto per diserzione di un'altra parte, quella più strettamente legata alla segreteria Martinazzoli. Le relazioni introduttive di Ermanno Gorrieri, Giovanni Bianchi, Franco Monaco, Mario Colombo, Pietro Scoppola, Giorgio Campanini, Achille Ardigò hanno così 20 avviato i lavori di una lunga mattinata di interventi che, lo si sapeva in partenza, non avrebbe potuto produrre alcun effetto pratico immediato, se non quello di registrare lo stallo nel quale si è cacciata l'area cattolico-democratica. Perché una decisione così clamorosa come quella di Martinazzoli di scomunicare il tentativo di un gruppo di esponenti dell'associazionismo e della cultura cattolico-democratica, che tra l'altro costituisce una parte non piccola del suo tradizionale retroterra politico? Una possibile risposta può essere reperita nel messaggio inviato per fax all'assemblea da Rosy Bindi, ex-vicepresidente dell'Azione cattolica e oggi europarlamentare scudocrociata, nonché segretaria regionale della Dc veneta. La Bindi, che pure figurava tra i promotori dell'incontro, all'ultimo momento ha preferito defilarsi, trasmettendo a Gorrieri e agli altri promotori della Costituente due ragioni del suo dissenso e quindi della sua assenza. La prima ragione è, per dirla in sindacalese, di metodo. «Èfondamentale - scrive la Bindi - che il cattolicesimo democratico avvii rapidamente una propria fase costituente, e lo faccia in modo aperto e rispettoso di tutte le parti che lo animano e che ne rappresentano la ricchezza;
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