{)!LBIANCO 0-Z, ILROSSO ATTUALITÀ Figli della prima repubblica Le domande sulla capacità del sindacato sono motivate dal fatto che il sindacalismo confederale non è «altro» dai partiti e dallo scenario adesso in crisi. Il sindacalismo confederale è profondamente intrecciato con la cultura, la politica e le situazioni che hanno condotto alla crisi morale, finanziaria, politica e istituzionale della prima repubblica. Cgil Cisl e Uil sono state parte integrante del sistema consociativo in crisi e dei suoi meccanismi di ricerca del consenso tramite la distribuzione di risorse pubbliche anche a scapito del1' efficienza, dell'efficacia e degli altri valori di questo genere. Hanno avuto un rapporto profondo con il sistema politico (partitico) e simbolico italiano quale si è definito nel dopoguerra; nascono dai partiti, si rompono e dividono seguendo i destini dei rispettivi schieramenti nella guerra fredda. L'identità profonda dei sindacati confederali italiani è culturale e politica prima che sindacale, ed è stata per lungo tempo la stessa degli schieramenti filosovietici e filooccidentali (i «sindacati liberi»). Quando tutto ciò comincia a cambiare, negli anni Sessanta, il sindacalismo confederale cresce in primo luogo grazie alla componente industriale e successivamente nelle grandi amministrazioni pubbliche, vale a dire nelle aree deltaylorismo di massa dalla prima repubblica, cioè in quegli ambiti che la modernizzazione deve necessariamente ristrutturare: come è avvenuto nell'industria, come dovrà avvenire nel pubblico. La rappresentanza delle confederazioni è costituita dai lavoratori e dai cittadini della prima repubblica. Le confederazioni non sono cioè «altro» rispetto al sistema in crisi; il loro legame col sistema politico (tramite l' indentità profonda), con le risorse pubbliche che la stessa politica distribuisce, con una composizione sociale definitasi con l'industria, la burocrazia, l'assistenza di massa è centrale rispetto alla loro attività ed esistenza. Una costituente sindacale? Se lo sguardo si amplia e va oltre la cronaca, 14 emerge con forza che ci sono molti interrogativi sul sindacato dei prossimi anni. Se si superano i meccanismi coinvolgenti del consociativismo, ci sarà ancora spazio per quel1' azione capillare di trasferimenti di risorse pubbliche su cui ha operato fino a ieri anche il sindacato? Se emergono esecutivi autorevoli e funzionanti, legittimati da meccanismi elettorali diversi, aspetteranno la composizione delle contraddizioni sindacali prima di decidere? Se il senso dello stato e delle regole saranno una componente importante, sarà possibile per i sindacati restare un'area separata e totalmente autoregolamentata? Se il processo di modernizzazione, avviato da tempo nell'industria, si amplia e si estende al «sistema paese», e quindi all'attuale zona pubblica, quale sarà il ruolo dei sindacati sui posti di lavoro? Se le identità politiche si ristrutturano, hanno ancora senso le confederazioni attuali, la loro tripartizione e le loro articolazioni interne? Sono domande impegnative, e non ci sono le risposte. Una combinazione favorevole di fattori ha evitato finora la crisi del sindacato. La gravità della crisi e la presenza di un governo insieme debolissimo nella sua sede naturale, il Parlamento, ma determinato a operare più di altri governi a base di consenso più ampia; un governo bisognoso quindi di consenso extraparlamentare; la solidità organizzativa e sociale del sindacato, fondata, a differenza dei partiti, su un lavoro diffusissimo, capillare e continuo di contatti, servizi e assistenza coi lavoratori, attività immensa e preziosa che costituisce il vero patrimonio di consenso di ciascuna confederazione, e che non dipende dalla linea del momento né è condizionato dai litigi eventuali all'interno del gruppo dirigente; la presenza di una leadership sindacale responsabile (in tutte e tre le confederazioni), ma particolarmente determinata e orientata sui grandi temi (nel caso della Cisl); la combinazione di tutto ciò ha condotto ai fatti che la cronaca dell'ultimo anno ci ha consegnato. Dove il sindacato ha avuto un ruolo non in quanto sindacato (le conquiste specifiche sono state del tutto modeste), ma in quanto «partito laburista» ombra. D'Antoni, più che segretario di Cgil Cisl e Uil, è stato il segretario di uno dei vari partiti che non ci sono. Dal punto di vista del sindacato non sono poche le critiche che si possono fare a quanto
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