Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 40 - maggio 1993

OlL BIANCO ~ILROSSO PIAl+iliit+t Non si può dire «politica corrotta, società sana». Fino a ieri politica e società erano strettamente intrecciate, si sostenevano a vicenda e traevano mutui vantaggi da questo sodalizio. Non si possono dare politici rigorosi a cittadini abituati - lasciamo stare per colpa di chi - a eludere i doveri come componente stabile delle proprie strategie. Siamo in una fase costituente perché sono troppi gli aspetti del vivere civile, economico e politico che devono essere ridefiniti contestualmente. Ci sono le questioni politiche e istituzionali; la riforma della pubblica amministrazione; c'è da ridefinire l'intervento pubblico nel!'economia e quindi, date le dimensioni delle partecipazioni statali, del tipo di accumulazione e di capitalismo; va ridefinito lo stato sociale. Questo vuol dire ripensare gli aspetti fondativi del patto tra cittadini, tra cittadini e stato, i riferimenti di fondo dell'interazione sociale ed economica. L'azione dei giudici ha rivelato quanto i principi fondamentali di uno stato di diritto fossero sistematicamente ed estesamente violati e ignorati, e di quanto ampio di conseguenza dovrà essere il processo di rigenerazione di una sensibilità etica. In una fase costituente, tutto è in movimento. Ciò che era certo ieri viene messo in discussione domani. E quella che ci attende non è una fase costituente relegata a una qualche assemblea parlamentare. È un processo che coinvolge tutti contemporaneamente, che si vive nella società e nel!'economia non meno che nelle sedi istituzio13 nali della politica. Per cui non sarà di breve periodo; non sarà chiaro e lineare; non sarà indolore. Il sindacato sarà coinvolto in questo processo. In genere, il sindacato soffre e finisce in seconda linea nei periodi di trasformazione. Il sindacato opera dopo che una situazione si è consolidata, quando è definita una struttura produttiva, i lavoratori dipendenti assumono configurazioni stabili e cominciano a produrre rivendicazioni, e quando c'è chiarezza nel quadro degli interlocutori, siano essi gli impreditori o, come spesso nel caso italiano, lo stato e le sue risorse. Nel dopoguerra, dopo una fase di protagonismo al momento della liberazione, il sindacalismo ha vissuto momenti difficili che hanno comportato anche le scissioni da cui sono nate Cisl e Uil e ha svolto un ruolo marginale fino agli anni Sessanta, dove riprende vigore a partire dalla nuova realtà dell'industria di massa e dalle partecipazioni statali. Nella fase che è davanti non sono i temi del lavoro e sociali a mancare. Anzi, come si è visto già con il governo Amato, tali questioni sono importantissime. La domanda è: il sindacato avrà idee e iniziative adeguate o no? L'interrogativo riguarda non lo spazio in sé, ma la capacità del sindacalismo confederale di svolgersi un ruolo. Ad esempio, la profonda ristrutturazione dell'industria avviata con gli anni Ottanta, e ben lungi dall'essere conclusa, perché il cambiamento sarà continuo, ha visto il sindacalismo industriale presente ma sulla difensiva.

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