{)!LBIANCO "-'L, ILROSSO liiki;iliii Nuovsi cenari e sindacalismcoonfederale di MarioZoccatelli osa sarà del sindacalismo confederale italiano nel nuovo scenario? e La domanda è motivata dai profondi rivolgimenti che stanno avvenendo nella società italiana, e dall'apparente estraneità del sindacato a questo travaglio. Non estraneità alle vicende. L'accordo del 31 luglio 1992 ha fatto di Cgil-Cisl-Uil un punto di riferimento importante del governo Amato; molte delle decisioni dello stesso, in agenda da anni, si sono tradotte in provvedimenti di legge grazie anche alle iniziative e alle pressioni delle confederazioni. Non solo la minimum tax, ma anche la riforma del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, le privatizzazioni delle partecipazioni statali e così via. In un momento di grande confusione politica e istituzionale, con i partiti spesso paralizzati dalla propria incapacità di cambiare (e non dalle inchieste dei giudici), il sindacato confederale ha costituito un punto di riferimento abbastanza stabile e costante. Vi sono stati travagli e difficoltà, soprattutto all'interno della Cgil; a causa di ciò non si è arrivati alla definizione della «seconda parte» dell'accordo del 31 luglio '92. Ma in occasione dei referendum del 18 aprile Cgil Cisl e Uil si sono schierate con nettezza sul quesito relativo al sistema elettorale. Un'isola di certezze nei rivolgimenti generali? In ogni caso: nonostante travagli e incertezze, il sindacato appare molto più solido dei partiti. Solo altre strutture associative, come la Confindustria, mostrano una compattezza di questo genere. Nessun dibattito «fondamentale» percorre il 12 sindacato. La Cgil aveva avviato già da alcuni anni un suo confronto interno che si era già rivelato sofferto e difficile e che continua adesso; ma non si può dire che si tratta di un fenomeno nuovo; è la prosecuzione di un confronto che, oltre ad avere radici antiche, non esce dall'interno della confederazione e non coinvolge Cisl e Uil. Le quali, dal canto loro, sembrano passare attraverso le vicende attuali armate di certezze di linea e di solidità organizzative. La Uil prima e la Cisl adesso vivono la procedura congressuale all'insegna della continuità e tranquillità del gruppo dirigente, con una irrelevanza del dibattito sui temi economici, sociali e politici e una centralità delle questioni di manutenzione dei gruppi dirigenti. Mentre quindi i partiti e la politica si stanno interrogando su quali debbano essere le istituzioni, le forme di elezione e di governo, le aggregazioni politiche e la loro identità, forma, funzione, i sindacati confederali continuano nella sicurezza o nei travagli di prima, come se fossero una realtà immune da ciò che sta avvenendo fuori. Quali probabilità ci sono che questa tranquillità duri nel futuro? Il sindacato confederale è già adesso il sindacato della seconda repubblica? Ci sono vari motivi per riflettere. Ci attende una fase costituente La fase attuale non è una delle tante crisi che hanno contrassegnato i decenni precedenti. Anche la stampa più equilibrata e personaggi autorevoli parlano di «fine del regime», «rivoluzione pacifica», «seconda repubblica». Né si tratta di una crisi a una sola dimensione.
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