Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 38 - marzo 1993

{)!LBIANCO ~ILROSSO ~11;111111 IginoGiordani elaPace(1949-1953) Q ual'era la logica della guerra fredda? Quali prezzi per coloro che, pur inseriti nel campo occidentale, credevano che l'obiettivo della «pace» aveva bisogno anche dell'aiuto degli «eretici» cioè dei comunisti? A questi interrogativi dà una risposta documentata Francesco D'Alessandro col suo «Igino Giordani e la Pace» (Città Nuova Editrice, Roma, pag. 172. Lire 15.000). È la ricostruzione della vita e della morte del settimanale «La Via» (1949-1953), fondato da Igino Giordani (1894-1980), parlamentare democristiano alla Costituente e assai vicino al movimento dei Focolari. Dalle colonne de «La Via», che ebbe tra i suoi fondatori anche don Luigi Sturzo, Giordani tentò di non appiattire la sua posizione cristiana su quella semplicemente anticomunista. «No. Il cristianesimo è il cristianesimo; prima che negazione è affermazione e chi lo depaupera riducendolo a solo anti è uno che vuol frodare»: così rispondeva, il 5 marzo 1949, a Gerardo Bruni, il principale animatore dei cristiano-sociali su posizioni vicine al Psu e al Pci dell'epoca. Il 3 ottobre 1949 Giordani, insieme all'on. Calosso del Partito Socialista Unificato, presentò la prima proposta di legge in favore degli obiettori di coscienza al servizio militare, bersagliata da vari fronti e ben presto bloccata. Giordani non si era, comunque, fermato lì. Dal dicembre 1950 al gennaio 1951 su «La Via» intrecciò un di Maurizio di Giacomo dialogo con Davide Lajolo, direttore dell'edizione milanese de «l'Unità». Si tenga presente che il 25 giugno 1950 era scoppiata la guerra tra Corea del Sud e Corea del Nord che portò il mondo sull'orlo di un conflitto diretto Usa-Urss. Lajolo e Giordani restavano divisi sulla responsabilità di quella crisi. Una novità, comunque, c'era stata: il linguaggio non forcaiolo e il tentativo d'attenzione tra esponenti di due mondi allora contrapposti. Nell'ottobre 1951, tuttavia, Giordani entrava in contrasto con le logiche di stabilizzazione del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. 76 Egli il 10 ottobre aderiva al proposito degasperiano di dare maggior rilievo ai fattori sociali ed economici della Comunità atlantica, ma si dissociava dall'approvare spese militari straordinarie perché avrebbero disatteso le istanze di giustizia sociale presenti in Italia. «Poco serve piazzar cannoni contro lo straniero, se il nemico è in casa e il nemico è la miseria. Opus iustitiae pax». Il 26 ottobre d'intesa con esponenti politici d'altra tradizione, fra essi, Pietro Calamandrei, Giordani lanciò una «Intesa parlamentare per la pace». Per De Gasperi era troppo e il 14 novembre 1951, così scrisse a Luigi Alvina, tra i fondatori de «La Via»: «dovete preoccuparvi che la vostra parola, sia pure contro il vostro buon volere, venga utilizzata contro i vostri commilitoni della Dc.... che per riuscire a difendere e presidiare i destini della Nazione hanno bisogno della comprensione e della solidarietà morale e fattiva di tutti gli spiriti liberi che si preoccupano delle sorti della nostra civiltà cristiana». Dopo nemmeno due anni la fine de «La Via» - osserva lo stesso D'Alessandro - coincide con la mancata rielezione di Giordani alla Camera dei Deputati. Giordani nelle sue memorie ricordava: «Non abbiamo protettori, non abbiamo quattrini, non abbiamo clienti». Ma aggiungeva quasi con sollievo «Quella bocciatura non mi addolorò: segretamente mi diede la qioia di dedicarmi al Movimento dei Focolari».

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==