per noi è una conferma teorica importante, il filosofo francese Alain Turdiene ha appena pubblicato un libro stupendo che si chiama «Critica della modernità» (Critique de la modernité). Questo libro è importante, perché uno dei punti che noi segnaliamo nel rapporto è, appunto, che spesso c'è una rappresentazione che dice: nei paesi arabi c'è un processo autocritico, c'è una sorta di ripensamento del rapporto con la modernità e la tecnologia. Questo è vero, però il processo non riguarda solo i paesi arabi, ma riguarda anche noi. Tutto il mondo occidentale, come i paesi arabi, è oggi esposto a nuove sfide, a nuovi confronti, alle nuove tecnologie, al processo di globalizzazione ed anche, a volte, speriamo, ad una evoluzione culturale, per cui l'occidente e l'oriente sono entrambi impegnati nella revisione dei loro propri concetti di modernità. Quindi nessuno ha niente da insegnare, nessuno ha niente solo da apprendere, ma è questo dialogo che deve portare a ripensare, ognuno a casa propria ovviamente, le proprie forme di organizzazione e di modernità. Il terzo tema che abbiamo affrontato, è quello dell'agricoltura. E si badi bene che quando noi parliamo dell'agricoltura, non parliamo solo di aranci e di limoni, parliamo di un modo di esistenza. Parliamo cioè del fatto che se ci dimentichiamo per un momento i problemi nostri, di civiltà ricca, l'agricoltura è una forma di vita, che nel Mediterraneo del sud riguarda il 40-60% della popolazione. Quindi il fallimento di questo settore è un fatto cruciale per ogni strategia dello sviluppo perché compromette tutto e minaccia tutti attraverso i processi emigratori. Ebbene, questo lo avevamo già detto nel primo rapporto, cosa aggiungiamo nel secondo? Qui, siamo andati in giro, abbiamo parlato con esperti delle organizzazioni, studiosi e poi abbiamo tratto le nostre conclusioni: esistono i mezzi teorici e gli strumenti per fare una diversa politica dello sviluppo agricolo e dei centri rurali a livellomondiale e nel Mediterraneo. Quali sono gli strumenti? Gli strumenti sono due: sono i prezzi relativi e le tecnologie appropriate. Sui prezzi relativi c'è un insegnamento da libro di scuola, come si dice appunto, D!LBIANCO a.l,,ILROSSO •IRIBfjfMl••~1Cu~• ►Xtl da parte della Cee. Con la politica agricola comunitaria -laCee è stata in grado di mettere in moto uno strumento di pianificazione dello sviluppo agricolo europeo rispetto al quale la più rigida pianificazione staliniana sembra un giocattolo. Cioè la Cee è stata in grado con il sistema dei prezzi relativi e degli accordi politici sui contingentamenti di imporre, in positivo e in negativo, però comunque di imporre, uno strumento di pianificazione che ha trasformato l'agricoltura europea nel giro di alcuni anni nel modo che oggi noi la conosciamo. Se esiste questo strumento e se c'è una coscienza europea, non solo italiana, di rivalutare, di risviluppare forme di assistenza nei centri rurali e nei centri agricoli di tutto il Mediterraneo (quindi anche del nord Africa, anche dalla Turchia, anche della Jugoslavia), applichiamo il sistema di prezzi relativi come uno strumento di mercato e di pianificazione che rivaluti in modo strategico quelle culture che sono vitali per mantenere la gente nei centri rurali, per garantirgli forme di sopravvivenza e non abbandonarli invece alla fuga verso i cosiddetti centri ricchi e verso le forme di lavoro nero, di prostituzione, di negazione del valore e della personalità umana. C'è anche un secondo strumento di cui l'agricoltura mediterranea ha bisogno e 74 sono le tecnologie appropriate. Sia per il Fast, sia per la Comunità Europea, sia per il Cnel emerge chiaramente che oggi c'è un monopolio tecnologico nelle biotecnologie e nei processi di trasformazione e di commercializzazione che si concentra esclusivamente in pochi paesi del nord Europa. Questo, distoglie l'interesse, e l'attività scientifica e di ricerca per i problemi specifici delle culture mediterranee. Se voi guardate i programmi della Cee vedete che non si dà quasi nessun peso alla desertificazione. La desertificazione per il Mediterraneo è il problema cruciale che, affrontato, potrebbe completamente capovolgere i processi migratori ed anche le forme di sviluppo, ma ovviamente della desertificazione non se ne occupa nessuno, anche se la desertificazione non implica tecnologie povere, ma tecnologie appropriate e sviluppatissime. La stessa cosa vale per le biotecnologie sempre più usate per concentrare e monopolizzare i prodotti animali e vegetali in forme di monopolio a vantaggio di certi paesi che poi le rivendono con il sistema dei brevetti ai paesi meno sviluppati. Quindi esiste un'analisi dell'agricoltura, esistono i due strumenti teorici: tecnologie appropriate e prezzi relativi, il sistema della Cee dei prezzi si tratta di pensarli e ristrutturarli secondo strategie diverse di sviluppo. Altro punto l'industria. La nostra ipotesi di partenza nel primo rapporto era studiare le asimmetrie che esistono a livello europeo, a livello continentale. Questo è stato fatto, però noi abbiamo aggiunto di più ed in questo c'è stato valido il contributo di tutta una equipe di ricercatori dell'Università della Calabria e dei loro colleghi, i quali hanno indicato il modo in cui le asimmetrie dell'Europa possono trasformarsi in simmetrie, se c'è ricomposizione a livello territoriale della aree economiche. La asimmetria fra Italia e mondo arabo esiste perché l'Italia è legata al carro della Germania; ma se l'Italia utilizza il proprio potenziale produttivo, per altro quasi inutile rispetto a quello tedesco, nel contesto nord-sud del Mediterraneo, si crea una simmetria, ovviamente legala al concetto di cooperazione e di co-sviluppo. Questo ripensamento strale-
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