dali e dalla corruzione. Intanto il narcotraffico è stato definito con chiaro humor nero «l'unica multinazionale latinoamericana di successo». In sostanza la corruzione e l'inefficienza sono fenomeni che stanno deligittimando la stessa democrazia. L'America latina sembra così covare un nuovo e imprevedibile periodo di instabilità e di moli militari e di massa. Sembra che questa democrazia traballi perché non serva alla maggioranza dei cittadini, e quindi le politiche di riforma economica di stampo neoliberistico stanno minando le radici dello stesso sistema, screditando i partili politici i suoi dirigenti ed anche altre organizzazioni sociali. L'America centrale non è più una pedina nello scontro Est-Ovest ed è diventata di nuovo la regione dimenticata e abbandonata dagli Stati Uniti. Abbandono che si spiega con la non minaccia degli interessi strategici dell'unica super potenza sopravvivente alla guerra fredda. Nel nuovo ordine mondiale la collocazione dell'America latina è sempre più incerta e ciò risulta evidente anche, dalla sempre maggiore emarginazione della scena internazionale. Siamo in presenza, quindi di due fenomeni - irrilevanza negli affari internazionali ed esplosione degli indici di extrema povertà - che la stanno portando ad un rapido processo di africanizzazione. E la sinistra? Quale ruolo svolge oggi nell'apparente silenzio del vulcano latinoamericano? Di fronte alla crescita vertiginosa dei livelli di povertà ed a una polarizzazione asimmetrica che è stata definita dal sociologo Alain Rouquier come una sorta di belgadesh, e cioè una combinazione di società belga e un po' di Bangla Desh, come può la sinistra sottrarsi a tentazioni di tipo populistico? Per la sinistra le difficoltà sono tante. Come in Europa c'è un evidente problema di identità. Alle proposte di sviluppo dei rapporti Nord-Sud si oppone spesso D!.LBIANCO ~ILROSSO •NH•IWIIM•l~1W11~1• quella dei rapporti Sud-Sud. Alle politiche di conservazione dell'ambiente si oppone sovente l'alibi dello sviluppo o quello del rifiuto di politiche che comunque hanno al centro gli interessi dei paesi industrializzali. Alle idee di sviluppo sostenibili si risponde spesso con formule quali lo «sviluppo autonomo». Ai bisogni di equità sociale non di rado si contrappongono ancora forme massimalistiche di rivendicazione sociale e di conflitto. Tuttavia la fine del comunismo e dell'economie a pianificazione centralizzata hanno portato in America latina ad un dibattito assai intenso e fecondo: la conclusione è quella di ripensare a fondo il ruolo dello Stato e in generale del settore pubblico. Assumere i processi di modernizzazione aggiungendo un tasso di sensibilità 72 sociale che però tenga fermo il miglioramento degli indici macroeconomici. Ebbene, in presenza di tutto ciò, la sinistra latinoamericana si è sostanzialmente ridimensionala, ridotta quasi ovunque (l'eccezione è in Cile) a piccole sette testimoniali con una sempre più ridotta capacità di rappresentare sia il «nuovo» che il «vecchio». Ma una parte della sinistra, in realtà, è anch'essa salita sul carro del neoliberismo. Se il castigo sociale subìto dalle popolazioni già impoverite, che porta con sé il processo di riforma economica, comporta anche una dilagante protesta di massa; in queste condizioni davanti alla crescita della domanda sociale la democrazia è debole e allora il consolidamento democratico non è affatto assicurato. La delegittimazione dei sistemi politici e dei «signori politici», fa crescere il consenso intorno alla richiesta di governanti «tecnici», di «amministratori moderni» in uno Stato sempre più ridotto, efficiente e neutrale. Come nel ventennio 1950-1970 la sinistra sembra più lontana sia sul piano culturale che politico. Mentre allora l'economia dell'America latina è cresciuta ad un ritmo del 6, l 'per cento, cioè a ritmo di boom, perchè i paesi industrializzali crescevano del 4,2 per cento, la sinistra latinoamericana accecata dall'ideologia e da impulsi autolesionistici, afferma che l'America latina soffriva un processo di «crisi strutturale». Sul ruolo delle forze armale abbiamo già detto qualcosa. Ci resta però da sottolineare che quasi ovunque esse cercano di porsi come vere e proprie portavoci del dissenso sociale. Sono esse che capeggiano i processi di critica «ai politici». L'attuale riforma economica che comporla una riduzione della spesa pubblica colpisce anche le forze armate, e dunque la tentazione di fare la quadratura del cerchio anche con contenuti di tipo nazionalistico si salda con la critica agli odierni processi di modernizzazione. I paradossi, ma anche i rischi e gli interrogativi in America latina, come si vede, sono dunque tanti.
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