Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 38 - marzo 1993

nella sanità, nel fisco, ecc., configura uno Stato sociale sostanzialmente differente da quello formatosi nel corso degli ultimi trent'anni, dove maggiore si prospetta il peso e il ruolo del risparmio privato (individuale e collettivo) in vista della capitalizzazione di almeno una parte del sistema delle tutele. Ciò dovrebbe consentire di assicurare, per mezzo di programmi integrativi, i livelli pensionistici prima affidati esclusivamente ai regimi pubblici, senza peraltro pregiudicare gli investimenti e l'occupazione. È per rispondere a questo complesso di esigenze che il ministro del Lavoro ha presentalo una bozza di decreto che regolamenta l'istituzione e il funzionamento dei fondi pensione, sul quale sono già intervenuti i tecnici della presidenza del consiglio e dei ministeri interessali, pervenendo ad una stesura sostanzialmente differente dalla prima. Reintroducendo nell'ambito della tutela pensionistica il principio della capitalizzazione, il provvedimento si prefigge di promuovere forme di tutela pensionistica complementare e, contestualmente, di dotare il mercato finanziario di un nuovo strumento istituzionale di raccolta del risparmio da indirizzare al finanziamento dello sviluppo con impieghi a lungo termine. Il provvedimento, insomma, alla crisi introdotta nel sistema pensionistico dal principio della ripartizione, intende giustamente porre rimedio ancorando il sistema delle tutele agli andamenti reali cieli'economia. In quale misura ci riesce e attraverso quali misure concrete? L'elemento decisivo per lo sviluppo dei fondi pensioni è, senza dubbio, l'entità delle agevolazioni da concedere al risparmio che verrà destinato a questo fine. Nella prima stesura del progetto Cristofori, le disposizioni fiscali, esonerando totalmente e senza limiti sia la contribuzione contrattuale che quella volontaria, apparivano impraticabili a causa dell'onere che facevano ricadere sulle casse dell' erario. Nel testo successivo, invece, stando a quanto si conosce, esse sono discutibili per le ragioni opposte. Al fine di preve- {)!LBIANCO ~ILROSSO 1 •11 i-'f•fl a ;J dere adeguate incentivazioni senza, d'altro canto, gravare sui disastrati conti pubblici, viene escogitato un meccanismo artificioso che non accontenta nessuno. Esso infatti prevede per i lavoratori dipendenti una imposta annuale del 15% sui lutti i contribuii versali (compresa la quota di tfr) e una detrazione di imposta di pari misura sulle prestazioni erogale, spostando così avanti nel tempo il costo della previdenza complementare per lo Stato. Quanto alle agevolazioni fiscali, il testo del governo riconosce una detrazione nella misura del 27% sui contributi versali dal lavoratore, sia esso autonomo o dipendente. Tale incentivazione, però, viene applicata solamente alle somme versale nei fondi che siano inferiori al 10% della retribuzione. Si tratta di un discutibile punto di equilibrio, che non ha analogie altrove e che non sembra destinato a fare privilegiare questa forma di risparmio su altre possibili. Infatti, per fare un esempio, l'adesione ad un fondo pensione, con le nuove norme, risulta meno conveniente dell'utilizzo del risparmio in una polizza assicurativa individuale. 57 Un'altra grande polemica è prevedibile sul punto che conferma l'obbligatorietà dell'utilizzo di una quota del Tfr per il finanziamento dei fondi. Gli accantonamenti per il trattamento di fine rapporto, infatti, rappresentano una delle principali fonti di autofinanziamento delle imprese ad un costo reale vicino allo zero o, addirittura, di segno negativo (nel caso in cui l'inflazione sia superiore al 6%). Se, da una parte, la trasformazione del Tfr è da molti invocata come fattore di costituzione del mercato finanziario e come diritto del lavoratore a riprendere la titolarità di un suo risparmio e a riceverne il reddito, dall'altro, bisogna tenere presente l'incidenza assai elevata del Tfr nella capitalizzazione delle imprese. Il confronto tra capitale netto delle imprese e il fondo Tfr, è immediatamente evidente dai dati Mediobanca, che riportiamo di seguito (miliardi di lire 1991) Capitale Nello Fondo per Tfr Iri 17.477 8.495 Fiat 16.172 7.709 Enel 16.010 4.583 Eni 17.275 2.984 Montedison 5.096 561 Olivetti 3.084 790 Analogo problema si porrebbe alle banche qualora i capitali dei fondi aziendali di pensione venissero gestiti direttamente dagli assicurati. La previdenza complementare è all'incrocio di numerosi problemi. Oltre a quelli che abbiamo illustrali, ricordiamo ancora quelli della gestione e quelli delle garanzie per gli assicurati. Ma in ballo non c'è soltanto il futuro della previdenza italiana. C'è soprattutto il nuovo rapporto da definire tra Staio e cittadini, tra Stato e bisogni, Ira pubblico e privato. C'è il nuovo ruolo delle aggregazioni sociali intermedie rispetto al mercato, da una parte, e allo Stato, dal!'altra. È questo uno spazio importante in cui si definiscono concretamente le nuove libertà.

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