Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 38 - marzo 1993

D!LBIANCO Oil., ILROSSO 111 •~1§1 i a; 1 Sanità:laprima«picconata» allosprecoe all'inefficienza A qualcuno devo aprire il mio cuore: non riesco più a nascondere la soddisfazione che provo per aver contribuito ad assestare un colpo di piccone all'edificio del Servizio sanitario nazionale come è staio regalalo ai cittadini italiani dalla L. n. 833/1978. Si tratta in realtà dell'ultimo monumento al consociativismo nostrano, all'epoca infausta in cui «la sinistra governava dall'opposizione» allo scopo d'introdurre qua e là «elementi di socialismo». Sia ben chiaro: i sacri principi della L. n. 833 non sono affatto in discussione. L'universalità, la programmazione, la territorializzazione, la prevenzione rimangono obiettivi che qualsiasi sistema sanitario di un Paese civile ha il dovere di perseguire. Il fatto è che tali principi somigliano a quelli, altrettanto sacri e ridondanti di buoni propositi che stavano scritti sulla costituzione dell'Urss: poi gli ordinamenti, la realtà politica, le realizzazioni concrete andavano in tutt'altra direzione. Così è stato con la riforma sanitaria del 1978, quando si è preteso di mettere la gente al servizio della politica e non viceversa. Poi, ovviamente, le cose sono andate per loro conto. Così, oggi, il Servizio sanitario nazio· nale è un pezzo di socialismo reale cresciuto mostruosamente nel cortile di casa: lo Stato deve garantire tutto e lutti con il medesimo disegno organizzativo e finanziario, per di più interpretando i bisogni della gente attraverso (poteva essere altrimenti?) un piano, segnatamente un piano sanitario, che, per altro, nessuno in tutti questi anni si è mai curato di varare. Il sistema attuale deve garantire in toto le strutture pubbliche, quelle convenzionadi Giuliano Cazzola le, l'industria farmaceutica, intere categorie di medici liberi professionisti, che pure anelano ad una condizione da posto fisso, statale, possibilmente ben remuneralo. Tutto deve essere previsto ed assicurato «a prescindere» .... Poi, se gli utenti non sono soddisfatti, possono sempre rivolgersi al mercato privato, coperti dalla deducibilità fiscale. Così il Belpaese impone ai propri cittadini una spesa assolutamente privata dell'ordine di 25-30 mila miliardi l'anno, di fatto ripetitiva e giustapposta a quella pubblica (circa 90 mila miliardi), in quanto ne deve colmare l'inefficienza e le contraddizioni. L'Italia della sanità è parecchio strana: si spende una cifra ragguardevole (tra l'altro in crescita accelerata di quasi un punto in rap54 porlo al Pii); abbiamo un numero di posti letto per abitanti tra i più alti del mondo sviluppalo, eppure la grandissima maggioranza sono sottoutilizzati; il Prontuario terapeutico comprende un consistente numero di farmaci; disponiamo di un numero elevato di medici in relazione alla popolazione e paghiamo più che dignitosamente quelli che sono occupati o in rapporto con il Servizio sanitario. Non si capisce perché la somma di questi addendi non dia un risultato soddisfacente. Ci sarà qualcosa che non va negli ordinamenti, nelle modalità organizzative. Fino a quando non si sarà provveduto a riordinare un sistema malato, l'apporlo di ulteriori risorse significherebbe buttare soldi dalla finestra. Eppure il cialtronismo becero continua ad intonare i soliti refrain (sottostima delle risorse, subordinazione della tutela della salute alle esigenze di bilancio, privatizzazione strisciante e via di questa malafede) con l'intento d'impedire qualsiasi modifica al sistema e di non mettere in discussione le proprie nicchie protette. Nel frattempo, però, il modello s'incarta in un'inefficienza progressiva e s'imbatte nelle difficoltà economiche in cui versa il Paese. Nella passata legislatura viene avvialo un prolondo riordino che, tuttavia, non riesce a concludersi. Il Servizio sanitario viene però destabilizzalo ed affidalo a gestioni commissariali. Si lenta, poi, con la Finanziaria 1992, un'interessante anticipazione di un più articolato e responsabilizzante disegno istituzionale e di ripartizione delle risorse (impernialo sulla definizione dei livelli uniformi e la previsione della quota capitaria per abitante quale parametro del finanziamento). Ma lutto si blocca a seguito del contrasto Ira il mini-

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