turale possa rilanciare l'occupazione nel settore privato 'in misura sufficiente a riassorbire la disoccupazione, in assenza di una espansione dell'occupazione pubblica, ormai esclusa dalle scelte di politica fiscale. Nello stesso tempo tuttavia si può ricordare che nel corso degli ultimi anni sia la visibilità del terzo settore sia la sua struttura organizzativa sono nettamente aumentati. La legge sul volontariato (266/ 91) e quella sulla cooperazione sociale (381/91) hanno istituito nuove forme organizzative per la produzione di servizi di interesse collettivo. Le ricerche effettuate negli ultimi anni su queste realtà hanno messo in luce non solo il loro dinamismo, ma anche la loro crescita quantitativa e organizzativa e una sorprendente capacità di creare occupazione. Una maggiore attenzione del legislatore potrebbe portare in tempi relativamente brevi al riconoscimento anche di altre forme organizzative e all'unificazione della normativa promozionale. Pur tenendo conio quindi delle difficoltà della finanza pubblica è non solo necessario, ma anche possibile, riproporre l'istituzione sia del reddito di cittadinanza sia del reddito minimo di inserimento. {)1.LBIANCO Oll, IL ROSSO OXfMOIAi Il primo strumento dovrebbe garantire un reddito minimo a tutti gli anziani e gli inabili, permettendo la razionalizzazione dei flussi di trasferimenti, ora differenziati in modo casuale, verso queste categorie. Un più attento accertamento della reale esistenza di situazioni di bisogno (valutando, ad esempio, oltre al reddito anche la ricchezza) potrebbe contribuire a rendere più giusto e anche meno oneroso per lo Stato questo flusso di trasferimenti. Il secondo strumento dovrebbe invece essere riservato ai disoccupati, soprattutto giovani ma non solo, e alle non forze di lavoro disponibili a impegnarsi nelle realtà di terzo settore riconosciute dalla legislazione vigente e da quelle che lo saranno nei prossimi anni, in grado di presentare (ad esempio alla Commissione per l'impiego e relativi uffici) un progetto di impiego e formazione credibile, di pagare direttamente il sussidio stabilito dalla legge e di assumersi l'impegno a occupare stabilmente, dopo due anni, all'interno o all'esterno dell'organizzazione, almeno il 50% di questi lavoratori. Tra le realtà di terzo settore abilitate dovrebbero essere ricomprese anche quelle costituite dagli stessi aventi diritto al sussidio. L'intervento pubblico a sostegno di 53 queste iniziative potrebbe realizzarsi in due modi: convogliando verso di esse una quota di domanda pubblica (soprattutto per piccoli servizi di manutenzione urbana ed immobiliare e per servizi alla persona) e attraverso un premio, una tantum, pari al valore del sussidio per sei mesi o un anno. La possibilità di occuparsi in queste iniziative dovrebbe essere lasciata anche agli anziani, in alternativa al reddito di cittadinanza, con una maggiorazione ariconoscimento del maggior impegno, o in aggiunta (entro limiti chiari) ai redditi da pensione. Questo sistema non garantirebbe, soprattutto nella fase iniziale, la copertura di lutti gli interessali, ma potrebbe costituire una strada per alleviare i problemi della mancanza di lavoro, per creare occupazione in attività non di mercato e per aumentare l'offerta di servizi alla persona. E con costi per la finanza pubblica decisamente contenuti. NOTA: 1 Per una rassegna dei primi disegni di legge si veda M.L. Mirabile, «Le ipotesi di reddito garantito in Italia», Politiche del Lavoro, n. 8, novembre 1989.
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