Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 38 - marzo 1993

{)!LBIANCO Qil. ILROSSO IHl~'ffl•l;J Lanuovapriorità è l'occupazione L' evoluzione del quadro macroeconomico interno e internazionale, sia riproponendo con forza un problema - quello dell'occupazione - che ci eravamo abituati a considerare, tutto sommato, largamente risolto. Purtroppo non è così: in tutti i Paesi industrializzati la questione-lavoro si ripresenta oggi in termini quantitativi e qualitativi di inusitata misura e con i conseguenti gravi risvolti sociali ed umani. Nel nostro Paese, soprattutto, il problema assume i connotati del conflitto sociale di molti anni fa: si torna a vedere per le strade lo spettacolo dei cortei, imponenti per il numero delle persone che manifestano in difesa del posto di lavoro. Si registrano con sempre maggiore frequenza casi di occupazione di fabbriche e stabilimenti; si moltiplicano, in particolare, forme inedite di protesta (come l'autosegregazione nei pozzi minerari, o lo stazionamento per settimane sulle ciminiere) che i mezzi di informazione di massa, per la stessa immediatezza del messaggio trasmesso, caricano di ulteriori elementi di drammaticità. Non è male ricordare che lo stato sociale è tale, innanzitutto, in quanto garantisce il posto di lavoro. Tutto il resto (provvidenze assistenziali, tutela sanitaria pubblica, la stessa pensione) viene dopo; il soddisfacimento di un bisogno naturale quale è quello di lavorare, rappresenta quindi il pilastro su cui poggia tutta la costruzione del welfare state. È nel concreto esercizio di questo fondamentale diritto-dovere, infatti, che l'individuo riscopre lo specifico titolo di cittadinanza che l'ordinamento gli riserdi Mario Colombo va. Se è nella messa a frutto delle proprie energie e capacità che ci si rende consapevoli del valore attribuito dalla società alla partecipazione ed allo sviluppo del benessere comune, il «non fare» fa emergere tutte le conseguenze, sul piano personale, dei fenomeni che limitano, in vario modo, il libero esercizio di questo diritto. Quanti ritengono tuttora «moderno» attuale lo Stato Sociale, dovrebbero essere particolarmente colpiti dall'espulsione dal ciclo produttivo di chi, in età non più giovane, si trova a dover gestire a livello individuale una situazione difficile di cassintegrato o di disoccupato, con in più l'angoscia di avere spesso sulle spalle una famiglia. 48 Lo stato di disagio che contrassegna, nel nostro Paese, il fenomeno della perdila di posti di lavoro è fotografato da un dato, eloquente nella sua schematicità. Se consideriamo in termini di «ore-uomo» il numero complessivo di ore di integrazione salariale che l'Inps sta indennizzando, ci accorgiamo che 360.000 italiani, in pratica disoccupati, vanno oggi ad aggiungersi alle centinaia e centinaia di migliaia ufficialmente senza lavoro. Come uscire da questa situazione? Se conveniamo sull'esigenza di riprendere il cammino dello sviluppo, fondato sulla riscoperta dei «valori forti» che animano una società pluralista, principalmente quello della solidarietà, l'indirizzo da seguire si basa - e non potrebbe essere altrimenti - su una duplice linea di azione. Per curare la nostra economia «malata» non si deve soltanto ordinare «farmaci» capaci di sconfiggere inflazioni e debito pubblico, ma anche un farmaco in grado di riaprire, garantendole adeguatamente, prospettive di sviluppo concrete e durature. Bisogna onestamente riconoscere che le terapie che il Governo è venuto nel tempo adottando, al di là dei proclami o di interventi di emergenza, sono purtroppo, come sappiamo, solo del primo tipo. Il Paese ha dimostrato in tante occasioni, con i fatti, di essere più maturo di quanto non lasci supporre la pratica di uno sport, che non è soltanto nazionale: quello del «prendersela con chi è al timone della barca» .... In troppi ritengono che la società italiana sia incapace di accettare la necessità di anche maggiori sacrifici, che abbiano come contropartita politiche efficaci di rilancio produttivo e di difesa dell'occupa-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==