{' !,L BIANCO OIL, ILROSSO 1111SSOIA Il terzosistemae lariorganizzazionesociale D a più parti, e unanimemente, è stato rilevato che, in Italia come in tutti i Paesi piu avanzati, negli anni '80 sono cresciute le iniziative genericamente dette di privato sociale, terzo settore o terzo sistema (in questa sede, per ragioni di semplicità, i tre termini vengono assunti come sinonimi). Nell'opinione corrente si tratta di iniziative di volontariato, di altruismo sociale, di cooperazione, di mutualità, di forme associative con gradi variabili di organizzazione strutturata che verrebbero incontro a bisogni sociali lasciati scoperti dallo Stato, e in tal senso sarebbero iniziative di sostegno, integrazione e stimolo critico nei confronti delle istituzioni pubbliche. Una tale visione è, a mio avviso, del tutto fuorviante. Vorrei qui dire perché e in che senso il terzo sistema è un'altra cosa. La crescila di queste iniziative esprime di fatto delle tendenze che sono profonde, strutturalie di lungo periodo che sono solo in parte collegate a carenze o fallimenti dello Stato sociale. Il significato del terzo sistema deve essere piuttosto interpretato come quello di una «spia» o «indicatore» di una riorganizzazione complessiva della società, riorganizzazione che può essere intesa sia come ridefinizione dei rapporti fra società civile e istituzioni politiche (secondo una visione sociologica tradizionale), sia come ri-adattamento del sistema societario nel suo complesso (secondo una visione sistemica aggiornata), sia ancora come emergenza di nuove reti (secondo la prospettiva relazionale). Le istanze del terzo sistema non risiedono soltanto nelle sub-culture (tradizionali di Pierpaolo Donati o modernizzanti) che esprimono un forte attaccamento a relazioni sociali primarie, nelle motivazioni pro-sociali dei soggetti, in un appello a nuovi stili di iniziative dal basso e di imprenditorialità sociale, ma mettono capo a esigenze «sistemiche» molto più complesse. Pensarle solamente come epressioni di buona volontà, di benevolenza, di civismo più o meno da tempo libero, di empatia intersoggettiva, di persistenza negli attaccamenti localistici, e così via, significa ridurre il senso e la portata di ciò che è modificazione assai più radicale della società, insieme micro e macro-relazionale. Il fatto è che non abbiamo ancora le categorie interpretative sufficienti per capire il fenomeno. Mancano perfino le categorie giuridiche, politologiche, amministrative ed economiche che possano osservare e regolare il fenomeno del terzo sistema, in particolare in quanto espressione di una sfera sociale né di diritto pubblico né di diritto privato. Naturalmente, tali sviluppi non saranno deterministici, ma dipenderanno da una serie di condizioni sociali, quali l'andamento dei fenomeni demografici, le nuove regole del mercato e delle relazioni post-induRtriali, la politica dell'immigrazione, l'estensione delle patologie sociali, unitamente agli sbocchi che la crisi del sistema politico potrà avere. Quel che è certo è che l'interpretazione del terzo sistema secondo il continuum pubblico-privato non regge più. Chi ancora si attiene ad una visione del terzo sistema come combinazione o mediazione fra i due poli del pubblico (Stato) e del privato (mercato) rischia di arrivare a conclusioni piuttosto povere, come sono quelle di un recente volume curato da 43 A.K. Anheier e W. Seibel 1 , i quali pervengono alle seguenti quattro tesi finali: I. «pubblico» e «privato» non sono dicotomici: «più privato» non implica necessariamente «meno pubblico» e viceversa; II. le organizzazioni di terzo settore sono istituzioni che allo stesso tempo mediano interessi e forniscono servizi; III. i modelli nazionali relativi al modo in cui il terzo· settore si struttura sono forgiati più dalle funzioni dell'integrazione socio-politica che da criteri di efficienza economica; IV. il tipo di regime regolativo prevalente in una società influenza l'orientamento del terzo settore (i Paesi europeo-continentali hanno un terzo settore più orientato allo Stato, mentre i Paesi anglosassoni hanno un terzo settore più orientalo al mercato). Le conclusioni di Anheier e Seibel sono indubbiamente valide, ma alquanto scontale e riduttive. L'interpretazione di questi autori colloca il terzo sistema nel bel mezzo di un continuum, oscillatorio che non consente di cogliere le linee di forza interne ai vari settori e le loro combinazioni e interazioni. Il fatto è che definire il terzo sistema per rapporto alla distinzione pubblico/privato è divenuto ormai troppo semplicistico e non coglie la complessità dei fenomeni in atto. Per capire la novità del fenomeno del terzo sistema possiamo avvalerci di due argomentazioni. (i) La prima argomentazione sostiene che la società si sta riorganizzando su quattro poli, che - essendo interattivi - generano forme miste di vario genere. I quattro poli sono: - il Mercato, inteso come il sistema delle imprese che agiscono per profitto; - lo Stato, che si caratterizza per l'uso dello strumento del potere politico (quin-
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