Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 38 - marzo 1993

Muoversi verso il riconoscimento reale di un diritto al reddito significa attivare ed organizzare un sistema tramite il quale il singolo possa trovare un efficace sostegno sociale con riferimento sia alle problematiche legate alla sua partecipazione al mercato del lavoro, che alla sfera della riproduzione e della cura. All'individuo andrebbe garantito un «pacchetto di risorse di cittadinanza»; l'individuo tuttavia dovrebbe anche attivarsi per adempire ai suoi «obblighi di cittadinanza» nei confronti del tessuto sociale nel quale è inserito. L'universalismo non può tuttavia esaurirsi nell'offerta generalizzata di servizi e trasferimenti, uguali: occorre invece preoccuparsi del!' effettiva possibilità di accesso alle prestazioni, obiettivo particolarmente arduo da raggiungere, in una società caratterizzata da disuguaglianze sociali drammatiche e crescenti. Occorrerebbe valorizzare tutte le attivita socialmente utili, non solo quindi quelle legate al mercato, ma anche quelle legate alla riproduzione sociale: il lavoro di cura dovrebbe ricevere un'attenzione particolare in un sistema di welfare in cui ad ogni individuo debba essere garantita l'effettiva libertà di scelta. Un passo certamente essenziale per poter approdare ad una Welfare Society appare la riattivazione all'interno della società civile di vincoli di solidarietà, di qualità dei rapporti umani, di ilinera-ri di scambio e di partecipazione sociale, senza i quali risulta impossibile attivare «reti di reciprocità». «In una parola, altruismo, solidarietà, cooperazione, apertura alle esigenze del Riferimenti biografici 01.L BIANCO ~ILROSSO 11S1S181Ai territorio dovrebbero diventare i valori portanti, al posto della competizione sfrenata, degli egoismi, dei particolarismi, delle chiusure familistiche e comunitarie: istituzioni welfarisliche pubbliche in posizione centrale, ma più "leggere", in costante dialogo e cooperazione con i soggetti della società civile; universalismo come filosofia dei servizi, ma anche interventi "selettivi in positivo" onde assicurare a tutti pari opportunità; co-progettazione dell'intervento sul territorio fra soggetti pubblici e soggetti del volontariato; riorganizzazione dei trasferimenti e dei servizi per garantire a ciascun individuo, indipendentemente dal ruolo giocato in famiglia e nel mercato del lavoro, un reddito di cittadinanza, ovvero un livello di vita dignitoso e una piena realizzazione di sé». Gli anni novanta hanno mostrato finora, nel nostro paese, un volto della politica assai ostile nei confronti dei bisogni sociali; da un lato si è voluto riconoscere il valore e l'importanza delle reti di autoprotezione sociale, dalle nuove normative sul volontariato a quelle sulla cooperazione sociale, e favorirne la collaborazione con i soggetti pubblici; si è anche messo mano ad una riforma delle autonomie locali che poteva indurre a qualche speranza di innovazione nell'intervento locale; dall'altro però, si è modificata la macchina del welfare in alcuni punti cruciali, quali pensioni e sanità, imponendo una svolta decisa e poderosa in direzione della «americanizzazione» delJ'interno Welfare State. Appare singolare per altro che ciò accada proprio quando le politiche reganiane e tatcheriane vengano sottoposte a dura critica e revisione pressochè ovunque. Nel momento in cui la domanda sociale si fa più complessa ed eterogenea, dalle questioni legate agli immigrali alla disoccupazione, dall'estendersi delle diverse forme di povertà alle nuove emergenze sociali sanitarie, territoriali e ambientali, l'offerta pubblica di protezione sociale si ritira nel nostro paese dentro confini che racchiudono territori meno estesi. Si impone quindi una offensiva culturale, prima ancora che politica, di amplissimo respiro da parte delle forze iscritte al «partito di cittadinanza»: la posta in palio è molto alta e tende ormai a coincidere con le sorti della nostra democrazia. Gradualismo e realismo si impongono certamente, ma ciò che deve implicare lo smantellamento del Welfare State: non esiste nessuno stato di necessità che lo giustifichi. Occorre invece uno sforzo nuovo di elaborazione culturale e politiche che, facendo tesoro degli errori e delle carenze del passato, nonché delle lezioni che ci vengono d'oltralpe, sappiano I'iprogettare, settore per settore, il futuro sistema di welfare. Riorganizzazione del pubblico, maggiore protagonismo della società civile, nuova attenzione alle differenze, ulteriore espansione dei diritti e dei doveri di cittadinanza, solidarietà e reciprocità a partire dai più deboli, redistribuzione dei lavori, ridefinizione dei tempi di vita e di lavoro, sono solo alcuni dei sentieri di riflessione che si aprono a chi ha a cuore le ragioni della sinistra. DonatiP.-Sgritta G.B. (a cura di) «Cittadinanzae nuove politichesociali», in LaRicercaSociale, 46, 1992. AA.VV.«DalWelfareStateallaWelfareSociety», inllProgetto, 60, 1990. AscoliU. «Dopoil WelfareState all'italiana», in Problemidel Socialismo, 5, nuovaserie, 1991. 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