cora. Ma questo non tocca una scelta fondamentale e preliminare: quando, per riprendere una recente formula, «il lavoro abbandona la società del lavoro» dobbiamo portare i nostri concittadini a ripensarlo completamente, a organizzarlo diversamente. Lospazio vitale del territorio La seconda prospettiva che deve guidare la nostra azione futura riguarda il nostro spazio comune. La nazione è il suo popolo, ma anche il suo territorio. La crescita urbana incontrollata, il mondo rurale lasciato alla sua disperazione, costituiscono complessivamente, segregazioni culturali e territoriali. Sì, anche in questo campo ci sono delle vere scelte da fare, e queste scelte sono veramente politiche. Riconquistare la nostra padronanza sul territorio, far uscire le nostre terre dall'alternativa tra il cemento o l'abbandono, evitare che la regione parigina cresca fino all'ipertrofia sulle spoglie della provincia, tutto ciò fa parte delle emergenze. La Francia sarebbe forse sempre la Francia senza il mondo rurale che ne occupa e va vivere la parte essenziale del suo territorio? No, evidentemente no, e nessuno di noi la riconoscerebbe più. Ebbene tutto ciò, tutte le scelte che ciò implica costituisce realmente il paese che sarà quello dei nostri figli, molto più concretamente e più stabilmente di molti argomenti che appassionano i partiti. O!LBIANCO "-'Z,, ILROSSO 11111 M~•H~Nlt4Cf 1 ij Hl Un nuovo ruolo dello stato In tutto questo, evidentemente, il ruolo dello Stato è determinante. Lo Stato, per noi, è l'incarnazione di una volontà, della volontà degli uomini quando si tratta di uno Stato democratico, sostituita alla forza delle cose, e che non lascia al denaro il ruolo di riferimento universale. Questo Stato deve essere più vicino alla gente, ed è per questo che ritengo necessario alleggerire lo stile dei suoi interventi, sbarazzarlo di tutto ciò che il suo cerimoniale ha di superfluo e a volte di anacronistico. Questo Stato, lo vogliono impegnato un dialogo permanente con tuti i suoi partner, preoccupato per della concertazione che degli «editti imperiali», che valuti le proprie politiche prima di deciderne altre, che riconosca le sue responsabilità ogni volta che sono reali, anche ammettendo i propri errori, per poi correggerli; in sintesi, uno Stato che sarà tanto più rispettato dai francesi quanto egli stesso li rispetterà. Sì, abbiamo bisogno di uno Staio rispettato, in particolare per far nuovamente funzionare il crogiolo della Francia. La grandezza della Repubblica è l'unità che ha sempre saputo creare intorno ad essa e attraverso essa. Nel nostro paese, anche quelli che vivevano male avevano la speranza di vivere meglio e avevano soprattutto la certezza che la nazione avrebbe dato tutto il possibile per aiutarli in questo. Questo sentimento, di per se stesso - 28 indipendentemente dai risultati, sempre insufficienti - creava una comunione di destini, una comunione di sentimenti, catalizzati dal principio di laicità. Potremo ricreare questa coesione solo operando collettivamente le scelte necessarie. Una dignità nuova di cittadini Presentare le grandi scelte ai francesi, con le loro soluzioni alternative, organizzare la vera discussione, affinché l'interesse generale emerga da una dignità di cittadinanza ritrovala, tutto ciò richiede il ricorso a forme nuove di partecipazione delle persone alle scelte che le riguardano. Questa è, secondo me, la Repubblica moderna. Ma questo mondo, il nostro mondo, è un mondo duro. Non credo che ci sia concesso il minimo rilassamento nello sforzo, la minima concessione alla facilità, che si tratti del dramma dell'Aids, di cui non tutti hanno ancora misurato l'ampiezza o, più prosaicamente, di problemi monetari o di altra natura. «Niente è mai acquisito all'uomo, né la sua forza né la sua debolezza». Queste parole di Aragone, al tempo stesso di speranza e di esigenza, sono altrettanto giuste oggi di quanto lo fossero nel 1940. L'orizzonte Europa E così l'Europa rappresenta il nostro bi-
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