- I - {)!LBIANCO ~ILROSSO iiikNlit+i Giornalisti:oltrei diritti è l'oradi ribadirei doveri di Paolo Giammarroni l Parlamento europeo l'aveva già chiesto nel settembre 1992. Nel discutere con preoccupazione sui rischi legati alla concentrazione dei mezzi di informazione invitava tra l'altro «le organizzazioni rappresentative dei giornalisti e degli editori a elaborare un codice dei mezzi d'informazione ... suscettibile di preservare l'etica professionale». In più sollecitava i paesi che non dispongono di un Ordine nazionale a crearsene uno, per governare l'ingresso alla professione. In Italia avevamo rovesciato finora i due aspetti: l'Ordine ha preso il posto di un Albo dei giornalisti fin dal 1963, ma di una Carta deontologica neanche a parlarne. Il tempo è galantuomo. Le lacune della legge costitutiva dell'Ordine sono via via stati sempre più evidenti, come raccontavo nel numero scorso di questa rivista. Pesanti le critiche avanzate da anni da personaggi del prestigio di un Paolo 22 Murialdi: «L'accesso alla professione è rimasto nelle mani degli editori e l'esame di stato - per molti aspetti insensato e per alcuni aspetti ridicolo - non ha certo impedito l'ingresso di giornalisti mediocri oppure di giornalisti disposti a farsi lottizzare. Soltanto le scuole professionali rappresentano un certo antidoto a queste tendenze, ma l'Ordine si è mosso con grave ritardo. Restava - e non è poco - il compito deontologico. Ma gli interventi sono stati rari, anche nel caso di iscritti alla P2». Negli ultimi due anni gli organi dell'Ordine sembrano aver sciolto gli indugi. Dopo aver raccolto nel maggio 1992 a Parma tutta la normativa più avanzata in materia deontologica, hanno scelto la strada di varare una vera e propria «Carta dei doveri». Puntuale con gli impegni presi, a fine gennaio 1993, il testo è stato varato.
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