{),lLBIANCO W.ILROSSO f+iiiiiliM si può ritenere che gli stupri, i tentativi di stupro e le violenze sessuali abbiano avuto e possano ancora avere luogo in Bosnia-Erzegovina: 1. nei luoghi in cui le forze paramilitari hanno anche transitoriamente il controllo del territorio. A volte le donne vengono rapite oppure sono costrette a subire violenza nel luogo stesso e a volte in presenza dei familiari; 2. nei luoghi in cui sono detenute delle donne, anche se non con lo specifico intento di stuprarle o violentarle; 3. nei centri dove sono detenute delle donne, strutturati appositamente ed esclusivamente per lo stupro e la violenza. Dalle testimonianze raccolte risulta che non solo le donne venivano stuprate ma alcune anche uccise. È il caso di una ragazza di 17 anni, che con una amica e la sorella, è stata portata nell'albergo di Vilina Vlas, a circa 7 Kmda Sarajevo; la ragazza è tornata a casa ed ha raccontato di essere stata stuprata da una persona che portava un· distintivo del gruppo paramilitare serbo Beli Orlovi, l'amica e la sorella le ha sentite urlare nella camera accanto e poi non le ha più viste. Sempre una ragazza musulmana di 17anni del villaggio di Kalosevici, vicino a Teslic, ha dichiarato di essere stata portata in un capannone da soldati dell'esercito yugoslavo del popolo, insieme ad altre ventiquattro donne. Lei stava in una stanza con dodici donne, molte sono stateripetutamente violentate di fronte alle altre da diversi uomini, alcune venivano legate prima di essere stuprate ed a lei uno dei violentatori disse: «avrai un figlio serbo». È stata aiutata a fuggire da un serbo. A Sarajevo vi sono state diverse denunce, le forze del governo bosniaco avrebbero catturato donne serbe, allo scopo di violentarle in vari luoghi; fra di essi viene citato un ostello studentesco «Mladen Stojanovic» nella via Radiceva ed un altro nella via Daniza Ozme e in altri quartieri. Ma anche nel conflitto precedente in Croazia, sebbene il numero delle violenze contro le donne appaia minore rispetto alla guerra in Bosnia Erzegovina, alcuni casi sono venuti alla luce di recente, si sono verificati alla fine del '91 e all'inizio del '92. Una donna croata della «Guardia Nazionale 17 Croata» venne costretta da una guardia serba ad avere rapporti sessuali orali; la guardia le disse che non voleva avere rapporti completi con una ustascia. Nel villaggio di Barak, vicino a Vukovar, una donna croata è stata violentata da paramilitari serbi, insultata, picchiata, poi scacciata da casa perché suo figlio era accusato di essere un organizzatore ustascia. Il gruppo paramilitare era sempre il Beli Orlovi (aquile bianche). Mentre tornava a Brcko una infermiera serba di 28 anni è stata sequestrata. La polizia croata fermò la corriera e sequestrò lei e altri quattro serbi. È stata portata a Slavonski Brod, nei pressi di una raffineria. È stata violentata diverse volte e in aprile, ormai incinta è stata trasferita in un altro centro detentivo in una scuola di Odzak gestita da croati e musulmani, è riuscita a scappare pagandosi la fuga. Altre donne serbe nei pressi di Novi Grad che si erano rifugiate in una casa, dopo che i loro mariti erano stati arrestati dalle forze croate, sono state trasferite in un altro edificio dove 15 uomini autodefinitisi Vatreni Kkonji (cavalli di fuoco) le aspettavano per violentarle, 7 di questi uomini sono stati riconosciuti dalle donne come loro vicini, mentre le violentavano gli uomini dicevano di farlo perché i cetnici avevano violentato donne croate. Altre sono le testimonianze raccolte, vorrei descriverne succintamente una che riguarda lo stupro fatto dai croati e serbi, insieme - in un momento di tregua - si sono regalate delle donne da violentare. Gli avvenimenti di questa guerra sono allucinanti e sembrano follia, ma sono purtroppo reali. Le notizie delle violenze sulle donne hanno suscitato orrore e molte donne singole in associazioni, in gruppi, si stanno mobilitando non solo per fermare lo stupro, ma per fermare la guerra. Varie iniziative in tutta Europa sono state intraprese per chiedere alle Nazioni Unite che lo stupro venga considerato un crimine di guerra, perché le donne rimaste incinte possano liberamente scegliere se abortire, per dare asilo e protezione alle donne vittime della violenza. Su queste basi si sono mosse anche donne dei diversi parlamenti nazionali ed europei. In Italia, in diversi luoghi, si stanno costituendo gruppi di coordinamento con l'intento non so-
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