Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 38 - marzo 1993

{)~BIANCO ~ILROSSO iiiiiil•ii matore, sta nella riforma della legge sull'elezione dei governi locali, che è più avanzata (se non più urgente) di quella sulle elezioni nazionali. 7. Il progetto di legge nel testo approvato alla Camera è inadeguato per molti aspetti. Anzitutto nella definizione dei poteri nel governo locale. Andrebbe precisata meglio la distinzione fra funzioni del Consiglio e funzioni del Sindaco (e della sua Giunta), lasciando al primo solo funzioni di indirizzo generale e di controllo rispetto alle attività di governo. Il testo di legge non corregge a sufficienza l'attuale regolamentazione della legge 142, la quale mantiene al Consiglio poteri ampi, per certi versi ambigui (diverse lettere del n. 2, art. 32) che nella prassi raggiungono un vero potere di interdizione, e permettono pratiche di filibustering. Sul metodo elettorale il progetto unificato resta ibrido mantenendo una distinzione, in sé discutibile, fra comuni inferiori e superiori a 10.000 abitanti. I dubbi più gravi restano quelli riguardanti il nesso fra elezione del Sindaco e voto di lista. Condivido anch'io l'opinione che più si va verso il modello dualistico, con poteri distinti fra Sindaco e Consiglio, più è coerente una elezione diretta ed autonoma del Sindaco rispetto a quella dei consiglieri. Oltretutto la soluzione «presidenzialista» con elezione diretta ed autonoma del capo dei governi locali trova motivi di sostegno distinti da quelli, più controvertibili, che sono discussi per le istituzioni statali. A livello locale non c'è, come a quello centrale, il rapporto fra legislativo 14 ed esecutivo che condiziona in modo decisivo l'equilibrio dei poteri. Negli enti locali l'esigenza primaria è di garantire l'elezione di un soggetto capace di governare in proprio, riducendo il condizionamento partitico, che non a caso è stato massimo proprio a livello locale. Vanno ancora segnalate alcune carenze del testo che sono state oggetto di giudizi convergenti: in particolare il silenzio sull'area metropolitana, la cui «archiviazione» avrebbe effetti gravi sull'intero assetto del decentramento amministrativo; e la rinuncia ad operare una revisione diffusa della legge 142/1991 nei punti che già hanno dimostrato la loro inadeguatezza. Tutto lascia prevedere che il testo unificato subirà ancora pressioni in direzioni contrastanti. Le indicazioni provenienti dall'esperienza dei governi delle grandi città sono univoche nel richiedere soluzioni funzionali ad aumentare il grado di autorevolezza delle istituzioni locali, a cominciare dall'esecutivo. Questo spinge a muoversi più decisamente nella direzione di un sistema dualistico i poteri, con rafforzamento della legittimazione e quindi della elezione diretta del capo dell'esecutivo. Una sostanziale modifica del testo legislativo costituisce un (altro) banco di prova per verificare la capacità dell'attuale sistema di governare la transizione ormai inevitabile ad un sistema diverso. Altrimenti la parola sarà ai referendum: e il test elettorale potrebbe essere ancora più drastico nel rivoluzionare gli schieramenti politici tradizionali, specie nel Nord Italia.

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