{)!LBIANCO ~ILROSSO iii•iiliii essere significative in tempi normali, non sono neppure lontanamente all'altezza della crisi. L'incapacità di autoriforma interna dei partiti non è casuale. In certi casi riflette un pervicace attaccamento al passato, come se ancora bastasse aspettare che passi la burrasca «di una nottata». In altri casi, parlo soprattutto delle parti migliori dello schieramento riformista e di larghi settori del mondo cattolico, riflette una persistente incertezza strategica, sulle prospettive di riaggregazione di questo schieramento. Il sindacato è investito meno generalmente dalle incriminazioni giudiziarie; ma si è visto che non ne è esente neppure esso. In ogni caso sta sperimentando gli effetti negativi di una occupazione delle istituzioni, che non è meno diffusa di quella dei partiti, ma che è spesso subalterna ed opportunista. Tutto ciò aggrava la sua già pesante crisi di rappresentatività dovuta a motivi propri della dinamica sindacale non solo in Italia. E rende più difficile utilizzare quello che una volta era un forte potenziale politico del movimento: non necessariamente partitico, ma politico, nel senso di spendibile per favorire convergenze fra le forze riformiste su obiettivi di progresso economico sociale. 4. Un anno fa si discuteva a Milano più che a Roma sulla gravità della crisi politico istituzionale, e quindi sui tempi necessari per una transizione a nuove regole ed a nuovi assetti politico istituzionali. A Milano la Giunta di responsabili11 tà civica è servita a mantenere una normalità amministrativa, evitando la paralisi gestionale della città. Ma ora i tempi sono quasi esauriti, del resto secondo le previsioni dello stesso Borghini, che si era volutamente proposto un termine definito di attività. La debolezza dei risultati ottenuti in questi mesi ed ancora più la inadeguatezza delle reazioni partitiche agli sconvolgimenti morali ed economici registrati nell'anno passato impongono, ed in parte prefigurano, un cambiamento di sistema. Nuove elezioni sono diventate non solo inevitabili, ma più vicine. Ciò è ovvio, ma le elezioni non sono mai di per sé un toccasana; tanto meno oggi, con la frantumazione politica in atto e con regole istituzionali così inadeguate. Più che mai sono essenziali le condizioni con cui si arriverà alla prova elettorale. Una prima condizione è ancora il funzionamento delle istituzioni. La delegittimazione delle assemblee elettive, nazionali e locali, è arrivata ad un punto di non ritorno. Per questo è più che mai paradossale verificare la persistenza di continui tentativi di condizionare le politiche e le formazioni di governo alle consuete alchimie dei gruppi politici. Ciò vale per il governo di Milano, come per quello di Roma; ed infatti la sopravvivenza di quest'ultimo, a differenza del primo, è più dovuto all'autorevolezza della Presidenza della Repubblica che alla maggiore responsabilità del
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