Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 38 - marzo 1993

{'!LBIANCO ~ILROSSO iii•iil•ii lorizzazione delle aziende comunali, approntando i piani di trasformazione dettagliati di quattro aziende (Aem, Centrale del Latte, Farmacie, Sea) in materia di attuazione del nuovo Statuto o di revisione dei rapporti fra Comune e cittadini, approvando una serie di regolamenti senza precedenti in Italia, come quelli del diritto dei cittadini di avere accesso agli atti della pubblica amministrazione, che apre alla conoscenza dell'amministrazione, i regolamenti sulla nuova procedura delle nomine dei rappresentanti comunali, degli enti controllati (oltre 150 posti vacanti), sul difensore civico, sul referendum, sulle istituzioni (organismi per gestire in modo autonomo alcuni grandi servizi sociali del Comune), sul funzionamento - ora farraginosissimo - degli organi comunali (Consiglio, Commissioni Consigliari, Ufficio di Presidenza), sulla trasparenza nei contratti di appalti. La Giunta ha dato contributi anche in materie dove il Comune non ha poteri diretti, come il lavoro, utilizzando la propria autorità sul territorio per rilanciare l'industrializzazione delle aree occupate da aziende in crisi (Maserati, Ivi-Ppg, Oer likon, ecc.). Eppure queste iniziative sono insufficienti arilanciare Milano; molte dipendono da decisioni nazionali, che sono a loro volta bloccate. Altre sono state bloccate dalla litigiosità del Consiglio ed in parte da quella interna alla stessa maggioranza, e da ultimo dalla crisi di Giunta di febbraio. Sul tutto ha pesato l'estendersi progressivo delle incriminazioni per Tangentopoli che ha colpito sempre più diffusamente politici ed imprenditori anche milanesi. Cosicché Milano si ritrova oggi in una crisi di governabilità più grave che mai. Questi eventi confermano, se ce ne fosse bisogno, che la crisi politico istituzionale di una grande città come Milano riflette con gravità accentuata quelle nazionali. Più in generale le insufficienze del governo, sia nazionale sia milanese, riflettono in maniera diretta, la crisi politica, senza che le istituzioni per la loro debolezza possano arginarla. 3. L'aver perseguito con tenacia il primo obiettivo, quello del «buon governo», non è stato sufficiente, perché il secondo obiettivo, quello di riaggregazione politica e di riforma delle regole istituzionali, non è stato perseguito con la stessa determinazione. Anzi mentre sul primo versante risultati, sia pure parzialmente, sono stati ottenuti, sia a Roma sia a Milano, sul secondo il bilancio è largamente negativo. Un primo dato in sé grave, è che i partiti politici investiti non solo dalla crisi politica, ma da accuse di criminalità istituzionale, di gravità e progressione sempre più stupefacenti (almeno per me), hanno reagito poco o niente. Le iniziative di autoriforma dei maggiori partiti sono parziali, come quelli del Pds e della Dc; o pressoché nulle, come nel caso del Psi. Le proposte di riforma istituzionale del sistema dei partiti, e del loro finanziamento, se potevano forse ~ "-".; ·1~ ' ,( 9' -\~: .~;·:··, ·1i -J, '~

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