Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 36/37 - gen.-feb. 1993

.P-ll, BIANCO l.XILROSSO •ijiii\iMN• Psie riformismvoero. Letteraperta Carniti di Gigi Biondi gennaio 1993 Caro Pierre, quanto è successo in questi giorni e quanto presumibilmente dovrà ancora accadere, testimonia che, per quanto utile e necessaria, la battaglia interna al Psi non esaurisce e non basta al compito urgente di rifondazione del socialismo e della sua struttura politica. La logica di partito ha tempi, modalità e liturgie che la Direzione socialista ha esaltato: può accadere infatti che persino un avviso di garanzia divenga un sostegno per chi ne è colpito. La stessa logica, inoltre, produce più necessità di schieramento che contenuti politici, rischiando di promuovere a «rinnovatori» molti che andrebbero invece rinnovati. Ho la fortuna di non avere la tessera e di non dover partecipare al congresso prossimo venturo, altrimenti per scegliere tra i riferimenti campani degli schieramenti bisognerebbe tirar per aria la monetina. In gioco non c'è il destino di un gruppo dirigente, ma la salvaguardia del riformismo come cultura politica della sinistra: il recente risultato di Rete e Rifondazione può attrarre il Pds verso un neomovimentismoche ha il favoredella protesta in corso e il pregio di essere non più comunista. La rifondazione della politica riformista può avvenire, a mio avviso, se si mobilita un'area socialista, della quale va verificata la consistenza e l'autonomia: un'area che non può omologare i propri tempi e modalità su quelli della lotta interna al partito che, fra l'altro, rischia di rinsecchirsi nella logica della conta se non è fecondata dalla linfa delle idee e dei contenuti che il Psi, come tutti gli altri partiti non è strutturalmente in grado di esprimere. Penso invece che la strada della rifondazione vada ricercata nella genesi stessa del socialismo italiano, nella società civile, nelle associazioni, nei clubs, nei sindacalisti, nel volontariato. A differenza dei comunisti, dovrebbe in noi permanere il principio del primato della politica di 72 cui il partito è un'espressione, non già il primato del partito che surroga la politica. La mia proposta è che ReS, a cui scarseggiano mezzi ma non prestigio né autorevolezza, date le esperienze che la compongono e le indiscusse qualità politiche e morali di chi la presiede, lavori all'idea di una Convention dell'area socialista, attivando sindacalisti e uomini di cultura, circoli e associazioni e quanti sono impegnati nel sociale a discutere temi, programmi e valori: un patrimonio che si difende ormai solo rinnovandolo per contribuire alla base politica e programmatica della struttura politica nuova del riformismo italiano. Dobbiamo dar vita ad un'Alleanza socialista che costituisca un referente per quanti nel Psi vogliono battersi per farne emergere il buono che ancora c'è; e che sia la base dell'unità della sinistra che mai si costruirà come somma di sigle o perché costretta a farlo da un nuovo, peraltro auspicabile, meccanismo elettorale. Un occhio rivolto alle urgenze dell'oggi, l'altro alle sfide del futuro. Se riconosciamo che il problema non consiste solo nella rimozione di un gruppo dirigente, ma nella rifondazione eticopolitica del movimento socialista nel più vasto contesto della rifondazione del sistema politico, crollato tra Berlino e Tangentopoli, non vedo altra strada. Non è di un nuovo Midas che abbiamo bisogno: la crisi generale odierna lo rende impraticabile e poi abbiamo sotto gli occhi l'esito di quello che già c'è stato. Del vecchio «nuovo corso» va rovesciato proprio l'ordine delle priorità: non ci sarà un «vivere» se non sarà accompagnato da un approfondito «philosophari». So di indicare una strada impervia e lunga, ma come tu ami ripetere, caro Pierre, non esistono soluzioni facili a problemi difficili. Con affetto e speranza Gigi Biondi

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