Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 36/37 - gen.-feb. 1993

,{)!I-~BIANCO lXll~ R()SSO L'EUROPA E IL MONDO 1993: achepunto è l'Europasociale? - 1grande mercato unico europeo è I formalmente entrato in vigore il 1 ° gennaio scorso. Tra i paesi membri della Comunità - almeno in teoria - merci, servizi e fattori produttivi dovrebbero oramai circolare a con- - dizioni analoghe a quelle esistenti fra due Regioni di uno stesso paese. Le lacune non mancano. Ad esempio, non scompariranno del tutto i controlli sulle persone a causa dei ritardi nell'attuazione delle disposizioni ritenute indispensabili a garantire la pubblica sicurezza e per non compromettere la lotta all'immigrazione clandestina: i ritardi riguardano in particolare la ratifica della Convenzione di Dublino sul diritto di asilo e i negoziati sulla Convenzione sulle frontiere esterne e quella relativa al sistema europeo di informazioni. Il 1993 è ricco di potenzialità positive, ma anche di rischi di ulteriori squilibri regionali e sociali. L:attualecostruzione dell'Europa presenta già evidenti asimmetrie che il grande mercato potrebbe accentuare di Silvana Paruolo piuttosto che ridurre. Attualmente - con l'ingresso dell'Europa meridionale nella Cee - il commercio intracomunitario coinvolge partners con grosse differenze di produttività, salari e risorse. Il che significa maggior ricorso al principio del vantaggio comparato è propabile espansione del commercio interindustriale, in altri temini, possibilità di «conflitti di interesse, tra paesi» maggiori che nel passato - e processi di aggiustamento più costosi - per una possibile espansione della specializzazione interindustriale, la quale implica una concentrazione complessiva di paesi diversi in industrie diverse, a differenza della specializzazione intraindustriale la quale implica una concentrazione in comparti differenti all'interno dei settori. L:eliminazione delle barriere non tariffarie non colpirà nello stesso modo i paesi e settori in cui domina un commercio di tipo interindustriale e quelli in cui il commercio intraindustriale è il più importante. Attualmente, i paesi del nord della Comunità sono piuttosto specializzati in industrie ad alta tee65 nologia, a forte intensità in capitale e manodopera qualificata, e i paesi del sud (in particolare Grecia e Portogallo) in industrie intensive in manodopoera e a debole tecnologia (il che tra l'altro li rende estremamente vulnerabili alla maggiore concorrenza da parte dei paesi in via di sviluppo e dell'Europa orientale, nei quali i livelli di salario sono spesso notevolmente più bassi di quelli dell'Europa meridionale). Il tipo di scambi che avviene tra Paesi più avanzati e Paesi più arretrati è molto di più di tipo interindustriale. L:integrazione europea significa innanzitutto maggiore interdipendenza economica e minori margini di manovra a livellonazionale. Ma significa - quindi - anche accellerazione di processi profondi di ristrutturazioni, esigenza di razionalizzazioni, innovazioni, diversificazioni e specializzazioni; concentrazioni, rinnovata spinta alla crescita dimensionale delle imprese, tramite fusioni, acquisizioni e i sempre più numerosi accordi di cooperazione tra imprese; contraddizione tra l'internazionalizza-

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