.P.lL BIANCO lXILROS.SO _,, .• ,,. parte ricca e parti maledettamente povere del pianeta. Come ridefinire inclusione, universalismo, eguaglianza e solidarietà su questa scena così drasticamente alterata? Mi rendo conto che l'allargamento dell'orizzonte può a prima vista sfuocare i contorni netti e aspri della questione socialista, oggi, qui, in casa nostra. Tuttavia mi chiedo: non è forse proprio di una prospettiva di sinistra, tesa a generare le condizioni di pari dignità per uomini e donne e a minimizzare la sofferenza socialmente evitabile, prendere sul serio gli altri, le loro ragioni, i loro bisogni, le loro aspirazioni e assumersi responsabilità per un futuro la cui ombra sia più estesa sul presente? Le domande per chi crede nel riformismo e nella solidarietà potrebbero allora essere: chi sono oggi gli altri? E dove? E sino a quanto e sino a quando deve estendersi la nostra responsabilità? C'è una«questionemorale» ancheper il sindacato di Bruno Manghi i potrà discutere nel merito la decisione di ritirare i rappresentanti sindacali dai vari consigli di amministrazione. Sta di fatto che Cgil, Cisl e Uil hanno saputo dare l'impressione di reagire con una tempestività sconosciuta ai partiti. s Quanto al tema delle illegalità e delle trasgressioni connesse all'attività sindacale avevo già all'inizio dell'estate (sul Sole di giugno) cercato di definire la specificità della situazione. Nel passato il sindacato conosceva due casi ricorrenti di possibile trasgressione: da un lato la possibilità che il sindacalista o il rappresentante «vendesse» gli interessi dei rappresentati, dall'altro l'uso della violenza e della prevaricazione nel corso di lotte particolarmente aspre. Si tratta di trasgressione in declino, poiché il livello di avvertenza e informazione dei lavoratori è cresciuto e per il graduale attenuarsi dell'antagonismo come riferimento portante dei conflitti. Sono invece crescenti altri tipi di trasgressioni, i casi cioè in cui il sindacalista o il delegato possono trarre risorse dalla condizione di potere, di veto o di gestione in cui la legittimazione dell'organizzazione li ha posti. Si tratta di una condizione diversa da quella dei partiti. Infatti il sindacato ha risorse sufficienti, co6 stanti e legittime per sopravvivere. È molto improbabile che occorra rubare per il sindacato. I comportamenti illegali riguardano perciò singoli o gruppi che agiscono per sé. Anche per questo si può affermare che la maggioranza del ceto sindacale è estranea a trasgressioni del tipo tangente o furto o appropriazione indebita. Tuttaviail fenomeno esiste e cresce costantemente in ragione della diffusione di macro poteri affidati a uomini del sindacato. Il caso dei Consigli di Amministrazione è tra i meno diffusi. Altre possibilità di reato lo sono di più: mercato dei posti di lavoro, gestione dei trasferimenti, quota in piccoli appalti, fondi Cee e pubblici mal spesi, illegalità nei consorsi, qualche caso di accordo sottobanco nei contratti di formazione lavoro,gestione di carriere e promozioni. Talvolta si trasgredisce per premiare la «fedeltà» talaltra per guadagnarla. Naturalmente questa situazione è del tutto eccezionale nel sindacato industriale (salvo aree partiticizzate e momenti delicati come passaggi di proprietà). È più frequente in tutti gli ambienti dove, la situazione di monopolio, l'impresa, l'azienda o l'Ente hanno vissuto a fondo l'occupazione parti-
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