.{).li, BIANCO l.XILROS&) liX•#OIAi Rinvigorirlea prevenzione e rispettarle'autodeterminazione D ue principi guidarono, nella scorsa legislatura, la posizione dei Verdi nel lungo dibattito che si aprì attorno alla mozione di Martinazzoli sul «diritto alla vita»: illiceilà dell'aborto da una parte, depenalizzazione e riconduzione della scelta alla sfera della responsabilità morale, dall'altra. Su questa linea mi ritrovooggi pienamente, anche come credente. Sulla illiceità, non c'è bisogno di riferimenti di fede per riconoscere l'unità, la continuità del processo biologico che porta dalla fecondazione alla nascita e alle fasi successive della vita delle creature umane. Non ci sono in questa continuità momenti che distinguano fasi biologicamente diverse. Non la nascita. Quale differenza c'è per la stessa creatura viva e palpitante, Ira il prima e il dopo l'atto della nascita? E nel periodo precedente? Quale punto singolare segna il salto di qualità Ira il sistema di cellule e la creatura che di lì a qualche settimana avrà un nome? Mi sembra superfluo insistere su questo punto. Ma perché allora non accettare - come accettiamo per tutta la fase della vita degli esseri umani che si colloca dopo la nascita - la piena tutela dello Stato e dunque il foro giuridico, la punibilità dell'aborto? Anche in questo caso, la situazione biologica suggerisce in modo semplice larisposta. È del tutto particolare, infatti, il rapporto Ira madre e figlio prima della nascita, tanto da collocare il figlio in un'unità con la madre difficilmente descrivibile con rapporti giuridici. È invece alla sfera morale - della donna e del suo compagno, ma, in ultima analisi della donna - che vanno attribuili conflitti eventuali tra il valore della vita ed altri valori nelle situazioni dolorose che spesso accompagnano le di Gianni Mattioli vicende di aborto. Questo conflitto Ira valori è contemplalo, come tutti sappiamo, anche nella definizione di «colpa» per i credenti, che non è mai tale solo per valutazioni oggettive, ma richiede la concomitanza di condizioni soggettive. Dunque possibile conflitto di valori che va risolto nel foro dell'interiorità, non nelle stanze dei tribunali. Per il credente il conflitto si risolverà, a meno di motivazioni gravissime, con la difesa della vita, ma ritengo che questo sia in generale il com55 portamento di tutti, credenti e non credenti. Potranno dunque darsi eventualità di aborti: meglio allora, da tanti e ben noli punii di vista, che questi avvengano in strutture sanitarie pubbliche. Sin qui i principi che caratterizzano la legge 194: mi sembra che restino sostanzialmente fondati. Se critiche vanno mosse alla legge, è sull'efficacia degli strumenti di prevenzione e dissuasione dell'aborto, sia sul piano dell'informazione che, soprattutto, sul piano della solidarietà sociale. Credo che sia possibile porre mano risolutamente ad una revisione di questa parte della legge: se l'obiettivo è realmente quello di creare le condizioni per evitare il ricorso all'aborto, si dovrà procedere con molta concretezza, guardandosi dai riti dell'oratoria e dagli schieramenti ideologici e partendo piuttosto dalla Relazione al Parlamento sull'attuazione della legge. Dovrà pur significare qualcosa, ad esempio, il fatto che il 70 per cento delle donne che hanno abortito ha tentato di usare «con esito negativo» metodi contraccettivi! Cerio la Relazione è oggi insufficiente: manca un tentativo di comprendere motivazioni sociali e culturali collegato con proposte specifiche di prevenzione. In questa direzione c'è ancora tutto da fare. Spero tuttavia che, da parte della «politica», si riesca ad effettuare una onesta autoregolamentazione in modo da evitare che anche una questione delicata come l'aborto venga utilizzata come elemento strumentale alla costruzione di alleanze o di scontro.Ma soprattutto spero che, al di là delle leggi e delle istituzioni, il terreno della prevenzione dell'aborto veda l'impegno di solidarietà del mondo associativo, del volontariato, in modo che la difesa della vita, più che un'occasione per dividere buoni e cattivi, sia testimonianza sincera di amore.
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