mese di gestazione, la legge fissa una casistica; valorizzare tutto ciò che - dal punto di vista culturale e assistenziale - indica una alternativa all'aborto? Se vogliamo fare una verifica del passato, ancora una volta invoco la verità e la ragione. De Lorenzo ci dice che gli aborti sono diminuiti. Ma quanti erano prima della legge? Perché non prendere in considerazione l'unico studio serio in materia quello del Prof. Bernardo Colombo, demografo di fama internazionale, che in un suo saggio li valutava nel 1977probabilmente inferiori a 100.000 ogni anno? E perché la .PJJ, BIANCO lXltROS&) liX•#iilil legge li avrebbe ridotti? Non è pensabile che, invece, nonostante la legge, il sempre più insistente e diffuso messaggio della Chiesa insieme alla solidarietà concreta di vari centri, abbiano svolto un ruolo determinante? Vi è stato il referendum: è vero. Ma siamo certi che la genie capì bene, che non ritenne di ammettere l'aborto solo «in casi particolari», come allora si disse che la legge faceva? È prevalsa, invece, in pratica, la mentalità del diritto all'aborto, come diritto di libertà. Cioè esattamente ciò che i radicali proponevano e che il popolo respinse. Anche per questa riflessione non è necessaria, allora, una riforma che impedisca interpretazioni distorte? Il 1978,anno della legge, fu terribile. 10 giorni prima dell'approvazione della norma fu trovato il cadavere di Aldo Moro in Via Caetani. Fu anno di divisione e di paure. Si pensò necessario mettere da parte il diritto alla vita. Anche il nostro tempo è terribile, ma per altre ragioni. Perché non provare a ripartire dalla riflessione sul diritto alla vita per rinnovare la società, affrontare alle radici la questione morale, costruire una nuova unità? Ripensarela 194?Certo: perripensarela vitaintera crivo queste righe in un mo- s mento di forte emozione eriflessione: da Bergamo giunge la notizia della morte di una giovane madre, malata di cancro, che ha rifiutato le cure per sé al fine di salvare il bambino che doveva nascere. Non mi piace che se ne faccia una esaltazione cattolica del cosiddetto rispetto della vita, né tanto meno mi piace che qualcuno lo giudichi un atto di bigottismo. Per me, è un atto d'amore di una madre per suo figlio, affinché suo figlio viva, così come atto d'amore, e spesso non solo atto, ma lunga esistenza d'amore, è quello di una madre che si distrugge a poco a poco di pena e di fatica affinché «viva» il suo figlio handicappato o magari drogalo. Sull'aborto e sulle leggi che lo riguardano c'è sempre stato, e c'è, grande movimento di opinione pubblica, di politica e di Chiese. Basti pensare alla recentissima svolta americana del nuovo presidente Clinton. In Italia, la legge 194è una legge dello Stato, su di essa si è fatto un dramdi Domenico del Rio malico referendum, ora i politici stanno lavorando per modificarla, per migliorarla. Ma, attorno a queste iniziative,ci sono sempre coinvolgimenti ideologici, per non dire anche interessi politici. So, per esperienza professionale, quanto la Chiesa cattolica e questo pontificalo si diano da fare per convincere il mondo dell' «orrore» dell'aborto. Qualche anno fa, papa Wojtyla ha convocato addirittura un'assemblea di cardinali sull'argomento e ne ha affidato la relazione principale all'uomo culturalmente e teologicamente più attrezzalo della Chiesa gerarchica: il cardinale Joseph Ratzinger. Lo stesso pontefice, nel suo ultimo viaggio in Polonia, ha gridato sulle piazze contro i parlamenti che legiferano in favore dell'aborto, quasi avolerli deislituzionalizzare. Ho l'impressione, però, che anche la Chiesa, su questo tema, sia molto enfatica e predicatoria. Personalmente, non so come tirarmi fuori dai gravi problemi umani e morali che vengono posti da una decisione di abortire o non abortire. Non è mio compilo fare l'esperto di morale, ma alla base di tutto, pen51 so che ci sia una domanda che spesso si rifugge dal porsi. La domanda è: «Quell'essere vivente di un mese, di due mesi, di tre mesi, è una persona umana o no?». Non è semplicemente una domanda di metafisica, è un groviglio morale. E so anche che qualcuno giudica terrorismo psicologico proporre alle madri questa domanda. Ma, in tempi di tanto incitamento all'attenzione e alla tenerezza per gli animali, sarà pur lecito chiedersi qualcosa anche attorno a ipotesi di esseri umani. Il credente sa che a questa domanda la Chiesa gli dice che deve rispondere sì. Il dramma del credente, della madre credente, sta nel decidere della vita o della soppressione di quell'essere vivente, che non è un ciuffo d'erba, ma che deve essere ritenuta «persona». La decisione può essere quella della giovane madre di Bergamo·. non posso sacrificare una «persona», che oltre tutto è mio figlio, nemmeno per salvare me stessa. Ma può capitare che anche un credente, una madre credente, trascuri di porsi quella domanda o dia una risposta che è
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==