,{).l), BIANCO lXILROSSO INX•#iilil Unosguardoal bambinononnato permigliorarela 194 - 1punto di partenza è lo sguardo. Ciò I che io chiedo, ciò che costituisce la ragione del mio impegno è lo sguardo sul figlio, sul bambino, nato o non ancora nato. So che queste parole possono ir- - ritare qualcuno, ma non avrebbe alcun senso tanta fatica se lui non ci fosse. Vogliamo chiamarlo «feto» o «embrione»? Comunque si tratta di un essere umano i cui nomi cambiano nel tempo: diciamo anche «neonato», «ragazzo», «adolescente», «giovane», «adulto», «anziano», «vecchio», per indicare la stessa realtà. Dico «bambino»per rendere evidente il principio di non discriminazione: non possiamo graduare la dignità umana. In questo nostro straordinario tempo siamo chiamati a portare a compimento un moto storico tendente aldi Carlo Casini l'eguaglianza di tutti i viventi non solo in linea orizzontale (negri e bianchi, stranieri e cittadini, donne e uomini) ma anche in senso verticale (riguardo alle varie età della vita). Del resto sono in buona compagnia: di «bambino» anche nella fase prenatale parlano i preamboli della dichiarazione dei diritti del bambino del 1950, la convenzione sui diritti del fanciullo del 1989, la raccomandazione 874 approvata nel 1979 dal Consiglio D'Europa, la risoluzione sulla procreazione artificiale del Parlamento Europeo del 1989. Conosco, quando si parla di aborto, l'obiezione: c'è anche la madre. È ovvio che c'è anche la donna. Ma essa è già visibile con tutto il carico dei suoi interessi, dei suoi diritti, del suo vissuto personale. Poiché dobbiamo avere attenzione per tutti è in- ,~,., ~ ! . •·;,,.· . ;;J-;· .·>·'j!f}/ 49 \·:.i?i;.f.1 ~ ..·!J.4 .'/ I,. dispensabile anche lo sguardo sul figlio, meno visibile. È uno sguardo umano, cioè proveniente non solo dagli occhi che condividiamo con gli animali ma anche dalla ragione (che penetra nell'essenza delle cose). È uno sguardo indispensabile perché oggi la lotta contro l'aborto clandestino ha reso clandestino proprio lui, il bambino non nato. Non se ne può parlare, è divenuto il grande censurato. Appena si accenna a lui, subito si è accusati di non rispettare la legge 194. Ma ci si accorge che così si rivolge alla legge l'accusa più grave, quella di fondarsi sul presupposto che il bambino non c'è o che la legge può reificare un essere umano, il che è certamente contro le intenzioni di molti che la legge 194vollero. Ho apprezzato, perciò, il messaggio con
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