Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 36/37 - gen.-feb. 1993

me appare, per fare un esempio attuale, dai segnali della politica clintoniana: questo è quanto innanzitutto occorreva e occorre fare. Ed è questa la strada maestra per ridurre la sfera del ricorso all'aborto, cosa che non può essere ottenuta con mezzi coercitivi, come dimostrano i dati più recenti che indicano una progressiva diminuzione degli aborti. La legge può essere dunque migliorata proprio sulla base degli approfondimenti derivanti dall'esperienza di questi tre lustri di applicazione. Tuttiricordiamo che la 194 è nata in un momento in cui la donna aveva l'esigenza di affermare la propria autonomia di scelta, il proprio volere di individuo, anche conculcato da una lunga tradizione di preminenza maschile, con conseguenze concrete in ambito sociale, economico e perfino rispetto alla salute e all'integrità fisica. Oggi si rende sempre più palese l'esigenza di un maggiore coinvolgimento dell'uomo nelle questioni riguardanti i figli e il menage, anche perché abbiamo visto che, non raramente, all'affermazione di autonomia delle donne ha corrisposto l'alibi di una deresponsabilizzazione da parte dell'uomo. Tutti noi sappiamo che vi sono situazioni di incertezza, momenti delicati della vita della coppia che potrebbero essere risolti in positivo, se fosse promossa e richiesta maggiore responsabilità al padre. Una cultura che tende ad isolare la donna ap- .{)Jl,BIANCO '-XILROSSO lh•#iilil pesantisce il suo carico di scelte, riduce l'uomo a una sorta di appendice più o meno inutile, non aiuta affatto la donna a risolvere i suoi problemi. Per venire al concreto. I socialistisono fermi sul punto della legislazione dell'aborto, ma non credo che possano essere contrari a rivedere o riformare in senso migliorativo la legge. Io ho sempre pensato che il socialismo non sia negazione bensì affermazione della vita, del diritto a vivere e a godere della vita nella sua pienezza spirituale e materiale. L'abortopurtroppo esiste, è una piaga sociale e come tale va combattuto: ma adeguando continuamente gli strumenti alle varie situazioni, in modo da migliorare l'efficacia di una azione fondata sulla procreazione cosciente e responsabile. Oggi la scienza ha fattopassi da gigante rispetto alla conoscenza e anche agli interventi in materia di embrioni. Non è, anche questa, materia di riflessione? Così come non ha senso discutere sull'aborto indipendentemente da una revisione sull'attività dei consultori e sull'informazione contraccettiva; sulla politica di sostegno alle famiglie e all'infanzia su tutti i vari terreni, da quello culturale a quello legislativo (politica fiscale e salariale adeguate, servizi ecc.). È questo il punto decisivo a mio parere. La famiglia è l'istituzione sociale che, nonostante gli attacchi furibondi che ha subito per vent'anni da una cultura degenerativa, ha saputo reggere di più. Oggi es- "" ...... ;) .. ·::, .. \' . .. ·~· •~•"-fJ.iw ....... :~;1;;~~-- 1( ;:-;, ;.-_.!:/t:.,_'f•,, ,.. ~(\~,,·.-f1. "· . J;;.;fj/i):~i.:-(t~:~~ ... ~-~ ,. ' .. ~: . . ..., ,.,• j ',- 47 sa rimane il primo interlocutore e il punto di riferimento primario dell'individuo. Sarebbe bene sviluppare una riflessione più approfondita ed aggiornata su questa realtà, proprio con l'obiettivo di individuare quegli elementi di sostegno che possono essere introdotti a tutti i livelli, politici e legislativi. Senza mescolare in modo ambiguo la riflessione sull'aborto con quella sulla famiglia (magari per colpevolizzare ulteriormente le donne rispetto al grave calo demografico che purtroppo ci colpisce) ma, ripeto, andando alla radice delle soluzioni possibili. Vanno cioè considerati prima di tutto i valori positivi che il nucleo familiare è in grado di assicurare, consolidare e trasmettere; occorre guardare con rinnovato, attivo interesse al tema del valore sociale della maternità e della cura domestica, anche a partire da quello della famiglia, tra l'altro raccogliendo su questo una sollecitazione a lungo portata avanti anche dai movimenti femminili. In una fase della nostra vita sociale caratterizzata da una violenta sottolineatura degli aspetti negativi e più problematici della connivenza civile, anche il dibattito sulle questioni più delicate che toccano il fondamento della nostra esistenza - come è senza dubbio quello dell'aborto - deve appunto essere riportato sui capisaldi, sui valori che ci possono sostenere nella via di un progresso reale e duraturo. Questo penso debba essere il nostro obiettivo.

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