Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 36/37 - gen.-feb. 1993

bambine nei cassonetti della spazzatura e poi la scelta di Carla di morire per non interrompere la gravidanza, e quella di Marisa che per timore di perdere i figli, ha interrotto ogni rapporto con le istituzioni, attraversando la società organizzala della quinta o settima potenza industrializzata del mondo, come la luce attraversa il vetro. i>.lt BIANCO '-XILROS&) lit•@ilil Questi non sono gesti che si possano sottoporre a giudizio per servire da stendardi alle crociale, perché essi sono lutti la conferma che solo la donna può decidere sulla sua maternità, sia che la voglia sia che la respinga (in quest'ultima ipotesi, che fine ha fallo la sterilizzazione? Perché una donna che ad un cerio punto della sua vita ha deciso definitivamenle di non avere figli deve sottostare a quindici o venti anni di contraccezione?). Occorre dare valore e sostegno alle scelte che le donne compiono, avendo, possibilmente, anche il buon gusto di smetterla di piangere sulla crescila zero mentre migliaia di bambini ogni anno restano fuori dagli asili e dalle scuole materne. La maternitànon è undestino, maresponsabilità condivisa a possibilità di interrompere la L gravidanza, resa possibile nel nostro Paese dal 1978, con l'introduzione della legge 194, ha di fatto ridotto l'incidenza degli aborti e combattuto la piaga dell'aborto clandestino. Voglio ricordare che l'aborto cosiddetto medicolegale era già consentito, nei casi di serio pericolo di vita per la madre ed altri poi confluiti nell'attuale legge, ma che ad esso potevano fare ricorso solo donne di ceto socio-culturale elevato, per evidenti ragioni di dimestichezza con le strutture sanitarie. Nei casi non contemplati dall'aborto medico legale le donne abbienti andavano all'estero, in quei paesi dove l'interruzione di gravidanza non era considerala reato. Le italiane povere ricorrevano alle mammane e gli aborti clandestini non si coniavano. Non bisogna neanche dimenticare che, ancora 20 anni fa, non esisteva la diagnostica moderna (Tac, ecografia ed altri supporli in grado di dare alle donne elementi per decidere in maniera sempre più responsabile della propria salute) e non esisteva, in Italia, una assistenza medica pubblica in grado di fare beneficiare gli interventi terapeutici anche le donne senza reddito e senza censo. In Italia, quando fu introdotta la legge di Luisa Saba in questione, la società era spaccata e contrapposta su due principi: il principio di libertà di scelta della donna ed il principio di libertà di vita del nascituro. Intorno al primo principio si è sostanziala la posizione di chi delega alla autorità della donna la responsabilità a decidere e valutare la prosecuzione dalla gravidanza; intorno al secondo si è concentrata la posizione di chi delega ad una autorità esterna alla donna la responsabilità di decidere la vita del nascituro. La contrapposizione, pare evidente, copre un antico conflitto Ira sessi, destinalo ad acuirsi ogni volta che uno dei due sessi acquista consapevolezza di «genere» (è il caso delle donne occidentali negli anni 70/80) o quando uno dei due sessi, o entrambi, attraversano forti crisi di identità di «genere» (è il caso di molti uomini occidentali di questi anni 90). Le norme non possono risolvere conflitti di questa natura, ma possono fungere da regolatore sociale dei problemi e contribuire, come nel nostro caso, a creare un contesto laico di crescila del dibattito morale sulla vita, il suo rispetto e la sua difesa. La 194 ha operalo una buona mediazione rispetto ai problemi che si ponevano al momento della sua ratifica, ma questo non significa che essa non possa essere migliorata e adeguata alle esigenze diverse che 43 nel tempo sono emerse. Indico quelle che mi sembrano di maggior rilievo: fino ad oggi, in presenza della possibilità riconosciuta all'operatore sanitario di applicare l'obiezione di coscienza, i servizi per la interruzione della gravidanza venivano affidati alla medicina convenzionala esterna. Medici e sanitari, esterni agli ospedali ed agli ambulatori dove operavano gli obiettori, si trasferivano in quelle strutture per assicurare il servizio. Pare inevitabile che se un medico si trasferisce a Colleferro o Frosinone per qualche giorno o ora alla settimana, e se le sue pazienti arrivano da Roma o altre città, il collegamento auspicato nella legge con le problematiche sociali, familiari e soggettive della donna vanno a farsi benedire, e la stessa fine fa il raccordo col territorio e i soggetti che vi operano, come il Comune, la scuola il mondo del lavoro. Per questa ragione l'azione svolta dai consultori è stata prevalentemente sanitaria e curativa, mentre nelle poche realtà in cui esso ha superato le inadeguatezze descritte, esempio in Emilia-Romagna, è diminuito il fenomeno dell'aborto recidivo, del ricorso al privato, della gravidanza interrotta, del ricorso ai farmaci, alla degenza ospedaliera, ai controlli impropri. Dal momento che con l'ultima riforma spariscono le figure degli operatori con-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==