Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 36/37 - gen.-feb. 1993

.P!LBIANCO l.XILROSSO ATIUALITA Psi:a tempinuovi questionei rispostneuove di Salvatore Veca Pubblichiamo volentieri il contributo del prof. Veca, che per ragioni tecniche non ha trovato posto nel Dossier sul futuro del Psi, pubblicato nel numero scorso. G.G. V orrei suggerire due abbozzi di riflessione possibili sulla «questione socialista» oggi. Entrambi sono ispirati, per quanto è possibile, alla celebre massima di Spinoza per cui è bene «non piangere, né ridere, ma comprendere». La massima del filosofo è naturalmente molto esigente. Tuttavia,non è forse inutile evocarla come un principio di responsabilità intellettuale e civile, prima ancora che politica, sullo sfondo di una scena inevitabilmente piena di suono e di furia, a pochi giorni dal collasso elettorale del 13 dicembre, dall'avviso di garanzia al segretario del Psi e dall'ultima, tormentata e vischiosa, di,ezione del partito. Il primo motivo di riflessione è quello che può render conto in modo plausibile della logica che ha caratterizzato la vicenda politica del Psi nei lunghi anni del dopo Midas e che ha costantemente guidato e modellato, piaccia o non piaccia, le scelte di fondo di una leadership sostanzialmente monocratica e fortemente personalizzata che ha, sino a qualche tempo fa, mantenuto un'altissima coesione interna e conservato un consenso praticamente unanime e quasi bulgaro fra i dirigenti 4 nazionali del partito. Dalprimum vivere alla grande riforma, dalla governabilità alla formula di unità socialista, la politica del Psi è stata la politica di un attore che, in primo luogo, rispondeva alle sfide e agli imperativi della competizione e della collusione propri del sistema di cui faceva parte con un ammontare variabile di risorse. Come è ovvio, la vicenda del Psi e la logica della leadership di Craxi sono a pieno titolo parte integrante della storia del sistema dei partiti della «prima» repubblica. Questa storia è una storia che, nell'ultimo ventennio, ha visto inevitabilmente aumentare e crescere a un ritmo impressionante l'espansione dell'area di competenza e di influenza, di potere dei maggiori attori del sistema partitico. Una politica ubiqua e pervasiva; un uso improprio e distorto delle risorse del consenso e dell'autorità legittima; una sistematica e strutturale (non contingente) occupazione e identificazione con le istituzioni che, in una democrazia almeno decente, dovrebbero essere neutrali e super partes; un intreccio perverso e ormai giudiziariamente familiare fra politica e affari; il monopolio del controllo su esecutivi e go-

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