co però ha a che fare con le ideologie, non vedo francamente nessuna analogia tra i nuovi scenari aperti dal crollo del muro di Berlino e il dibattito sull'aborto, anche perché tradizionalisti e innovatori si mescolavano già prima nel definirsi rispetto al problema. Se analizziamo le leggi vigenti non sono molti i casi che riconoscono le scelte della donna; commissioni, pareri vincolanti dei medici restringono la possibilità di scel- .PJJ, BIANCO i.XILR~ iiX•#Olil la. E la linea di tendenza, se fanno fede le leggi approvate recentemente in Polonia o le difficoltà incontrate in Germania, è purtroppo quella di consolidare un quadro legislativo che si ancora o all'aborto terapeutico o alla presenza di commissioni giudicanti. L'involuzione in atto a livello internazionale, ad eccezione della posizione assunta da Clinton in materia, porta inevitabilmente ad atteggiamenti difensivi. D'altra parte ciò che sta avvenendo nella ex Iugoslavia con la realtà drammatica degli stupri sistematici testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, che il problema della libertà effettiva delle donne è ancora ai margini del diritto. Ed è proprio per questo silenzio, per questa assenza che le tensioni sull'aborto e in Italia sulla 194 sono altissime e impropriamente sembrano riassumere tutti i temi relativi ai diritti delle donne e alla libertà femminile. Conla 194 è ingiocotutta lapoliticadimaternitàe infanzia ondivido molto, anche se e forse non tutto, delle considerazioni con cui Il Bianco e Il Rosso ci ha proposto di intervenire a proposito della legge 194. In politica la forma più corretta e efficace del dissenso è quella che si esprime intorno ai nodi concreti del legiferare, non quella che procede per grandi affermazioni e battaglie di principio; è sulla costruzione delle norme, e sulle risposte amministrative, politiche ai bisogni del cittadino, che si misura politicamente la coerenza ideale. E quanto più una questione politica è intrisa di opzioni di principio, di valori strutturanti la comunità, tanto più è necessario ricondurre il dibattilo alla forma concreta della legge, sottraendolo sia alla appagante e fuorviante retorica dei principi sia al sospetto degli ammiccamenti opportunistici e trasformistici; e ciò tanto più in una fase in cui la politica va liberata definitivamente dalla sua natura ideologica, in cui i soggetti politici devono rinunciare a essere sorgenti di etiche universali, per lasciare alla riflessione e ai movimenti della società l'emergere di etiche condivise. Mi muoverò dunque anche io in primo di Paola Gaiotti luogo sul piano concreto, come ci è stato proposto; ma non possiamo dimenticare che il senso di ciò che proponiamo di concreto, su un tema di tale portata per il progetto umano complessivo, prende luce entro alcune analisi e opzioni di fondo sul significalo della maternità nell'epoca contemporanea. Per cui mi sarà consentilo, spero, chiarire poi, in parte, le ragioni della mia posizione. Sono convinta da tempo che il nodo reale del dissenso politico sul tema dell'aborto è tutto concentralo intorno alla possibilità, qualità e forma pi una politica di prevenzione pubblica. La legge 194 ha questo, insieme, di forza e di debolezza: che da una parie definisce esplicitamente questo come proprio obiettivo, e in questo senso presume di interpretare e dare forma politica anche alle volontà ostili alla banalizzazione e legittimazione dell'aborto; dall'altra, avendo lasciali ambiguamente irrisolti i nodi del dissenso sul perché, il come e il quanto della prevenzione, consente letture, che risultano insieme legittime e improprie, che negano allo Staio questo compilo. E, infatti: la legislazione che puniva l'aborto, per il modo come era fondata, e per la logica che la guidava, per la sua dislan33 za dai processi sociali reali, era già superala nei falli dalla sua mancata applicazione secolare, e ciò rendeva improponibile e insieme ipocrita, la riconferma di una legislazione repressiva. La rinuncia alla penalizzazione è stata, fin dall'inizio, una scelta in certa misura obbligala dai fatti, entro la stessa intenzione di intervenire contro il fenomeno abortista con analisi più puntuali e strumenti più efficaci; ciò ha reso perdenti tutte le altre strategie, trovando anche per questo una conferma nell'esito del referendum. Questo è ormai un dato incronlrovertibile che spiega la stessa sostanziale rinuncia dei movimenti antiabortisti a intervenire direttamente sulla legge, nel senso di una reintroduzione della pena. È dunque nel significato e nelle forme della prevenzione il nucleo ultimo del dissenso politico e interpretativo sulla legge, sia per chi sia dentro che per chi è fuori della sua logica. Questo dissenso si esprime con la discrasia fra una posizione più ideologica, che può essere definita intorno al diritto o meno dello Staio ad esercitare sulla singola donna, un'azione di contenimento diretto dell'aborto, di «dissuasione»,e una posizione più politica, che mette l'accento, anche
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