Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 36/37 - gen.-feb. 1993

icl.U, BIANCO lXILROS.SO lit•Wilil Troppraetoricparo-vita. Nessunaiutoallasceltafemminile - 1problema principale è intenderci I su ciò che significa e può significare il termine prevenzione peraltro già contenuto nella legge 194. Prevenire significa secondo me ridurre e, se possibile eliminare, tut- - to ciò che può condizionare la scelta di una donna di diventare o meno madre (scelta, vorrei ricordare, che si può porre più volte nel corso della vita). Prevenire quindi non significa dissuadere dall'aborto, ma agire perché non si verifichino gravidanze indesiderate e perché condizioni materiali negative (sempre molto complesse, non esclusivamente economiche) non prevarichino la libera scelta della madre. Le proposte di legge presentate in questi giorni in Parlamento dall'On. Casini e dall'On. Ferri non sembrano ispirate al raggiungimento di questo obiettivo: la prima prevede infatti che l'aborto terapeutico (per inciso: che termine orribile aborto con:ieterapia!!) diventi l'unica possibilità di interruzione della gravidanza , la seconda propone di istituire una sorta di comitato giudicante per verificare la motivazione portata dalla donna che decide di abortire. Dove sta ]'azione di prevenzione? È difficile in questo clima aprire un confronto sereno e arrivare a conclusioni il più possibile·oggettive e non «ideologiche» come pure avvenne anche nella passata legislatura in occasione del dibattito parlamentare sulla 194. Per prevenire occorre far funzionare i consultori, ma soprattutto diffondere, senza remore, informazioni adeguate sull'uso dei contraccettivi. Ciò che è successo rispetto all'opuscolo per la lotta contro l'Aids avente come protagonista Lupo Alberto mi fa capire come siamo ancora all'alba (se non in piena notte) in proposito. di Anna Catasta Se la parola preservativo suscita le reazioni del MinistroRosa Russo Iervolino, come si può pensare che gli aborti, soprattutto delle minorenni, scendano ai cosiddetti «livellifisiologici». Il permanere ditabù, di falsi pudori, condanna le istituzioni a una lontananza infinita dalla realtà e dai problemi. Dire legge dello Stato deve significare che tutte le istituzioni agiscono in modo coerente e coordinato per garantirne l'applicazione. Il problema vero, che a me pare ideologico, è che il patto culturale e sociale che ha dato vita alla 194è continuamente arischio. È a rischio nel far funzionare la legge; è a rischio nella conferma stessa della legge. Come spiegare altrimenti la situazione 32 paradossale della Clinica Mangiagalli di Milano (sempre alla ribalta per processi promossi forse in modo un po' ideologico) o il rifiuto totale opposto alla sperimentazione di nuove tecniche abortive, già in uso in altri paesi, come la pillola Ru? Non c'è pace per la 194 e questa incertezza costringe alla difesa, perlomeno della legge. D'altra parte i dati pubblicati in questi giorni hanno messo in luce una realtà insospettata. Le interruzioni volontarie di gravidanza diminuiscono (-31,4% rispetto al 1983)ma diminuiscono anche le nascite. 1.:Italia si colloca all'ultimo posto nel mondo rispetto al tasso di natalità. Cosa stà succedendo? È tutta colpa della 194? Evidentemente no, anche se l'analisi delle cause che hanno portato a questa situazione non è sicuramente semplice. Tra gli altri fattori esiste sicuramente il problema dei costi della maternità, non mi riferisco solo ai costi economici, ma a difficoltà globali. È complicato doverlo riconoscere ma è così; l'Italia è il paese in cui l'enfasi teorica sulla maternità è altissima, ma in cui le politiche concrete a favore dei diritti delle donne madri e dei bambini sono molto ridotte, contraddittorie, non efficaci. Gioca in questo l'assenza di leggi nazionali in materia di reddito minimo, di servizi per la prima infanzia, di congedi parentali e in parallelo di spazi nella città pensati per bambini, di soluzioni giuste che si pongono quando si decide di fare un figlio. È questa la discussione da riaprire (non quella sulla 194)unitamente a un dibattito nuovo sulla salute della donna, a rischio per nuove patologie in aumento, che richiederebbero screening di massa e azioni di prevenzione oggi messe in discussione dai decreti in materia di sanità. Certo esiste poi un piano etico giuridico ed etico politico del problema che po-

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