Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 36/37 - gen.-feb. 1993

ze profonde sui suoi sentimenti, sul modo di viverli e sulla sua stessa identità. Per questo è molto importante preoccuparsi del bagaglio culturale che accompagna la donna nelle varie fasi della sua vita. Durante l'adolescenza e negli anni della prima giovinezza le ragazze ed i ragazzi debbono essere aiutati a prendere coscienza della propria sessualità, a capirne il rapporto, non solo fisico, con la fertilità ed il suo controllo, a far crescere pertanto la consapevolezza della propria identità, il valore in sé, nonché la responsabilità reciproca di fronte ad esperienze che possono essere dolorose e devastanti per la vita futura. Una riflessione ponderata in materia di aborto non può ignorare che in quindici anni sono intervenuti cambiamenti profondi nel rapporto di coppia, nelle sensibilità con cui sono vissuti gli affetti familiari, nel rapporto della donna con il proprio corpo, nel suo desiderio di maternità, vissuto intensamente, ma non isolato da aspirazioni di vita che appagano altri aspetti della persona e dell'identità femminile. In questo quadro va considerato con grande attenzione e rispetto anche il problema di nuovi diritti per la figura del padre. Le donne hanno inciso profondamente sulla cultura della società e della famiglia. Conseguenza di questo non è stata solo una maggiore responsabilizzazione e ripartizione di ruoli nella famiglia, ma anche un arricchimento profondo della vita dell'uomo. Eglivive più liberamente, e quindi con più consapevolezza e intensità gli affetti che non sono più - anche se manifestali - una crepa nella sua identità maschile. Questo ha portato ad assaporare di più la gioia della paternità, a sentire come proprio il ruo- .PJI, BIANCO lXILROS.SO INX•#OOOI lo di genitore che accudisce, cresce, educa un figlio: ne può conseguire - con più frequenza che nel passalo - il desiderio di avere il figlio, anche quando questo si annuncia con una gravidanza che non è frutto di una scelta consapevole almeno per ambedue i genitori. Il ragionamento non può essere affrontato in termini troppo semplificati, come sembra fare chi afferma che non si può passare da una situazione di potere dell'uomo sulla donna, quando questa veniva e viene costretta alla maternità, ad una situazione di potere della donna sull'uomo quando questo è costretto a rinunciare alla paternità. È sicuramente fonte di tristezza l'affermazione di sé e dei propri desideri più intensi e profondi contro l'altro, soprattutto in un rapporto di coppia. Ma non può in un caso come quello della nascita di un figlio far riferimento in modo secco al principio della parità uomo-donna. Il coinvolgimento del padre e della madre è cosl intensamente diverso - la vita è affidata alla madre che può viverne tutte le conseguenze fino alla morte - che è difficile pensare ad una legge che non lasci alla madre l'espressione formale della decisione dell'interruzione di gravidanza. Si tratta quindi piuttosto di arricchire il sostegno dato dalla coppia, di avere disponibili operatori che sappiano capire ed affrontare le situazioni anGhe più complesse e delicate, che aiutino ad arrivare alla decisione nel rispetto dei problemi umani e delle convinzioni religiose, considerando le particolarità di ogni situazione. Per una donna ed un uomo cattolici è il dono della fede che aiuta nelle proprie scelte di vita; impegnarsi perché nella società si creino le condizioni per evitare - 31 non per impedire - l'aborto significa fare una scelta di grande civiltà, ma anche di solidarietà verso i non credenti, il cui dramma può diventare sempre più pesante con le nuove conoscenze sulla vita e sulla esistenza fin dal momento del concepimento. Del resto anche il mondo cattolico non può ignorare che la morale non si impone se riflette con sincerità quanto sia avvenendo anche al proprio interno. I.:affermazionedella maternità e della paternità consapevoli, la vita sessuale di coppia vissuta come momento di unione e comunicazione più intensa e più completa - e non solo finalizzala alla procreazione, portano ad affrontare con sempre maggior distacco dall'insegnamento della Chiesa il controllo della fecondità, con l'uso dei contraccettivi artificiali piuttosto che con la regolazione naturale e la continenza periodica. Occorre pertanto intervenire sulla presenza e sulla funzionalità dei consultori, sulla preparazione e sulla professionalità degli operatori che devono sostenere la scelta della donna e della coppia, con sensibilità e rispetto dei valori laici e religiosi, nonché sui sostegni alla madre ed alla maternità. Le donne vorrebbero sentirsi più aiutate e comprese anche in quei momenti nei quali la violenza contro la maternità è esterna, più subdola, ma non certo meno dolorosa: basta ricordare le dichiarazioni di rinuncia alla maternità imposte per ottenere o mantenere un posto di lavoro, o i ritmi di lavoro e l'esposizione a sostanze che compromettono la fecondità o addirittura provocano l'aborto: situazioni troppe volte ignorate per le loro implicazioni sociali e morali.

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