,P!l~ BIANCO l.XILROSSO DOSSIER Rivederlae 194sull'aborto? Un Dossier sullalegge 194 e sul «dramma»de/l'abortooggi.Abbiamocredutofosseil casodi pubblicarlo,ora,per farrifletteretutti.Il rischiodi servirsidelleideeopposteper crociatechenontoccanola realtà,madistolgonol'attenzione, è grosso. Ancheper evitarloabbiamoinviatole righeche seguonoa un certonumerodi nostriinterlocutori. Poipubblichiamole risposte.Ne ringraziamoautricie autori(G.G.) Ogni tanto, a intervalli più o meno lunghi, ritorna in ballo, in Italia, l'argomento aborto. Ora è bastato, nelle scorse settimane, che il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, abbia accennato alla opportunità di rivedere la materia per prendere maggiormente sul serio il dovere della prevenzione, sancito dalla stessa legge 194, per scatenare una discussione molto aspra, all'insegna dei diritti violati, delle accuse reciproche, della ripresa di contrapposizioni ideologiche che parevano superate, almeno in via di regolamentazione di legge. Per questo motivo «Il Bianco & il Rosso» vuole dedicare il Dossier del suo prossimo numero al tema dell'aborto e della sua regolamentazione giuridica, includendo anche la valenza sociale e morale del problema, ma soprattutto tenendo conto di due fatti. Primo: in Italia esiste una legge approvata dal Parlamento italiano, con la firma di un presidente della Repubblica e di un Presidente del Consiglio democristiani (Giovanni Leone e Giulio Andreotti) e di vari ministri Dc (Anselmi, Bodrato, Morlino, Sarti e Donat Cattin). Questi ministri, e i due presidenti, non furono indotti a dimettersi, all'atto della firma della legge, né furono scomunicati sul fatto, perché la legge 194 non ideologizzava l'aborto, non ne faceva un diritto civile, e anzi predisponeva strumenti di prevenzione e addirittura di dissuasione. Per questo milioni di cattolici ritennero, al momento del referendum, di poter sottoscrivere la sua permanenza. Secondo: la cosa è tanto vera che la proposta di referendum radicale, lo stesso giorno in cui la 194 ebbe il si del 68% degli elettori italiani, il 17maggio 1981, fu respinta con quasi il 90% dei voti. Essa si, era unaproposta ideologica, che riduceva l'aborto a questione privata delle sola donna, e lo trasformavain vero e proprio diritto civile, senza alcuna tutela della maternità, da cui non ha senso scorporare il concepito, che tra l'9ltro in Italia è tutelato dalla Costituzione repubblicana. Noi de «IlBianco & il Rosso» crediamo che l'epoca delle crociate sia finita, e che gli ideologismi opposti, per quanto ritenuti validi da questo o quell'altro di noi, sul piano giuridico concreto diventino puramente di ostacolo al cammino della realtà, puri proclami senza esito e senza frutto, se non quello di dividere la società civile. La morale non si salva con l'ideologia elevata a legge giuridica, e la storia dell'aborto in Italia, ben più ampia di quella della legge, sta a dimostrarlo in abbondanza. In ogni caso la situazione di oggi non è soddisfacente: c'è ancora chi usa l'aborto come metodo contraccettivo. C'è ancora l'uso ideologico e strumentale dell'obiezione di coscienza. Ci sono ancora molti aborti clandestini, che sfuggono non tanto alla contabilità, ma alla responsabilità sociale, civile e morale della comunità. Perciò facciamo nostro il richiamo alla discussione del presidente Amato, che non ci pare metta in questione il fatto che nella materia viva e drammatica che trattiamo l'ultima parola non possa spettare che alla donna, e solo ad essa, perché fino a prova contraria un'altra via meno disumana e meno ingiusta non esiste. È la natura, per i credenti è Dio stesso che mette la vita nascente in tutela della madre, e con questa realtà tutti, anche i legislatori, debbono fare i conti. Discutiamo, dunque, dell'aborto e della sua regolamentazione per legge che in Italia vige ormai da quasi 15anni, in piena libertà ideale e civile. Per comodità del lettore, dopo le risposte dei nostri interlocutori pubblichiamo il testo della 194 e alcune tabelle sulla situazione di altri paesi europei. 27
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