Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 36/37 - gen.-feb. 1993

..l).ll BIANCO \XILHOSSO Mil•Mil•il Lasfidadellasolidarietà e la crisidel lavoro,oggi Sabato 30 gennaio si è svolta a Milano l'annuale giornata della solidarietà della diocesi ambrosiana. Pubblichiamo, di seguito, l'intervento svolto da Carniti. di Pierre Carniti iamo in un periodo di nuvole basse. I problemi sociali, già molto seri, si stanno acutizzando. Penso in particolare alla questione del lavoro. Il lavoro che cambia, ma soprattutto il lavoro che manca. s Malgrado sia cambiata la cultura del lavoro, il rapporto dell'uomo con il lavoro, il lavoro resta un principio di definizione di straordinario rilievo della persona umana e del ruolo sociale. Continuiamo ad «essere» anche in ragione di ciò che facciamo. Essere senza lavoro non significa necessariamente non far nulla. Essere disperatamente alle prese con il problema della sopravvivenza significa sempre però una esclusione, una mutilazione della cittadinanza, una perdita di identità personale, familiare, sociale. Oggi perciò il problema cruciale è quello del lavoro. In qualche modo, in tutte le famiglie la questione è drammaticamente aperta. In ogni famiglia c'è ormai infatti, un giovane, una donna, una persona meno giovane o più matura, che non trova lavoro, che l'ha perso, che teme di perderlo, che è in cassa integrazione, che è in mobilità. Se la consideriamo nella sua dimensione globale la disoccupazione è una drammatica statistica; nella dimensione personale o familiare, è una tragedia. Fino al punto che il licenziamento, la perdita del lavoro spinge alcuni a gesti disperati. Estremi. Sono fatti che interpellano la nostra coscienza. Ma ci interrogano anche sul cinismo di politiche economiche che iscrivono questi drammi nel conto doloroso, ma ineludibile dell'aggiustamento. Dopo il 1989, con la caduta del muro di Berlino (e la fine del comunismo come movimento politico organizzato) siamo stati sommersi da una acritica e conformistica celebrazione del ruolo salvifico del mercato. Come sempre, il conformismo è enfatico e ridondante. 18 Sappiamo bene che il mercato è importante. L'esperienza fallimentare dei paesi dell'Est è lì a dimostrare che economie senza mercato distruggono anziché produrre ricchezza. Ma ci sono problemi (la povertà, il lavoro, sono tra questi) che il mercato, da solo, non sa e non può risolvere. Per affrontarli e risolverli bisogna saper integrare le ragioni dell'economia che sono soprattutto quelle dell'efficienza con le ragioni della società che sono in primo luogo le ragioni della solidarietà. Contrariamente a ciò che, a prima vista, molti pensano, la solidarietà non appartiene esclusivamente alla sfera della morale, essa ha anche un valore economico. C'è da dire, per altro, che se anche si trattasse di una categoria puramente etica meriterebbe ugualmente una ben più generale sollecitudine, considerato che viviamo in una stagione nella quale, ogni giorno di più siamo chiamati a constatare i guasti profondi prodotti, nella teoria e nella pratica, dalla separazione tra etica ed economia, tra etica e politica. Personalmente ritengo che la solidarietà sia indiscutibilmente un valore morale, ma che non sia soltanto questo. Essa appartiene, infatti, a quel genere di beni come la lealtà, la sincerità che (come hanno messo in evidenza importanti economisti) hanno una rilevante funzione economica pur non avendo un prezzo. Sono infatti beni che hanno anche un valore reale, pratico, economico; perché aumentano l'efficienza del sistema, rendono possibile produrre più merci. Si tratta di beni per i quali lo scambio sul mercato aperto non è tecnicamente possibile, ma non per questo sono meno importanti ai fini del risultato economico.

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