.{)Jt BIANCO lX1tnosso MiiiCilid e clientele? Si aggiungano inoltre, sotto questa voce, la grande instabilità e soggettività dei singoli ministri, spesso portatori di scelte contradditorie, immobilizzanti, destrutturanti, rispetto a quelle dei loro predecessori. 2. - È mancata unità di comando. Per esempio, i progetti attualmente gestiti dallo Iasm attraversano ben cinque passaggi decisionali: approvati dal Cipe, transitano per il Dipartimento, l'Agenzia, lo Iasm (soggetto attuatore), l'Impresa prescelta (soggetto realizzatore). Ciascuno di questi transiti è costretto a misurarsi con la cultura, i tempi; le professionalità, i conflitti di potere interni a ciascuna struttura, ed in ciascun passaggio ci si può imbattere in una sorta di potere di veto non dichiarato, nascosto nelle procedure e nei cavilli della burocrazia, ma ciononostante assai efficace, come confermano i ritardi annosi nella realizzazione di molti progetti. 3. - Si è affermata una insufficiente specificità degli Enti di Promozione. Non dico che tutti fanno tutto, ma quasi ed è difficile individuare il filo logico che ha spinto l'autorità politica a decidere le diverse assegnazioni. Lo Iasm ha oggi in gestione progetti che impegnano complessivamente, su base pluriennale, circa 410 miliardi, dei quali oltre 100miliardi a cofinanziamento comunitario. 4. - I criteri con i quali sono stati nominati gli amministratori e difiniti i loro poteri: rigida spartizione tra partiti e correnti, rappresentazione diretta di interessi locali, lunga pratica della prorogatio, sistematiche commistioni tra poteri di amministrazione e poteri di gestione. Queste le risposte più strutturali, al perché iniziale. Poi ce ne sono altre che coinvolgono i comportamenti delle persone, che tali restano anche quando interpretano ruoli sociali. C'è una insufficiente attitudine alla «gestione» da parte della nostra classe politica. La buona gestione è silenziosa, raramente viene celebrata, necessita di tempi lunghi e di ade8 guate competenze: costa troppo e dà troppo poco. Ma ogni scelta politica, per essere efficace, deve inglobare una buona dose di gestione. Per fare un esempio: qualora il Ministro Reviglio non elaborasse in fretta un piano per la transizione dell'Intervento Straordinario all'Ordinario, ci troveremmo - di qui a pochi mesi - di fronte al più vasto contenzioso amministrativo-giudiziario-istituzionale che la storia della nostra Repubblica ricordi. Sul versante del lavoro, infine, la normativa nasconde la responsabilità, ipergarantisce tutti, invoglia verso le più burocratiche sicurezze. E dunque il governo - visto che avrà la delega del Parlamento - decida pure i criteri e le forme del superamento dell'intervento straordinario, decida e entità e qualità degli incentivi per lo sviluppo delle aree deboli del Paese. Di proposte di ingegneria istituzionale ne sono state avanzate molte. Ma che si scelga la «Banca di sviluppo», o «l'Autority», o «l'Agenzia polifunzionale» magari integrata da supporti tecnici, raccomanderei comunque di non trascurare alcuni elementari ma decisivi criteri di organizzazione: che ciascuna «società» possa decidere dell'intero ciclo del prodotto ad essa delegato, che ci sia una specializzazione di ruoli e di funzioni, che il lavoro sia organizzato secondo criteri di autonomiaresponsabilità potere, che si definiscano parametri tali da consentire giudizi di efficienza-efficaciacongruità nell'utilizzo delle risorse pubbliche, che si affidino compito di monitoraggio sistematici sull'esito dell'intervento pubblico nelle aree di sviluppo ritardato. In tale contesto credo sia lecito avanzare proposte per non disperdere il patrimonio professionale dei tecnici e dei manager degli Enti disciolti, senza essere immediatamente sospettati di voler riciclare, sotto rinnovate eppur mentite spoglie, un discutibile passato. In tale contesto il nucleo forte dell'esperienza e della professionalità dello Iasm attuale, si candida ad esercitare un ruolo nazionale di supporto tecnico alle politiche per la industrializzazione delle aree deboli del Paese, anche tramite la migliore utilizzazione dei fondi comunitari.
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