Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 35 - dicembre 1992

sociativa, di impronta organicistica, particolarmente coltivata in una parte dell'area cattolica e di quella comunista. Ma il crollo del comunismo ha evidenziato in Italia la presenza anche di un secondo ordine di problemi, riguardanti il rapporto tra società e politica. Proprio la presenza, nel nostro paese, del più forte partito comunista dell'Occidente, è all'origine dell'anomalia non solo istituzionale, ma anche politica della democrazia italiana. L'antidoto alla guerra civile, nella quale il paese avrebbe potuto piombare con la guerra fredda, è stato il patto costituzionale, che non fu stipulato tra cittadini, bensi tra partiti che si concepivano ed erano nei fatti tribti politico-ideologiche, l'appartenenza alle quali è stata a lungo avvertitacome previa rispetto a quella alla nazione e alla sue istituzioni. Quel patto fu dunque felice e fecondo, perché scongiurò la guerra civile, imbrigliò in un alveo democratico la forte e potenzialmente eversiva presenza comunista e pose le premesse per la straordinaria crescita, economica, sociale e civile, che l'Italia ha conosciuto in questo mezzo secolo. Ma quel patto ha avuto anche dei costi pesanti: in termini di primato dei partiti sulle istituzioni (la famigerata partitocrazia), fino all'impunità davanti alle leggi; in termini di confusione tra maggioranza e opposizione (il consociativismo), con la conseguente riduzione del potere di de- ..Q.{t BIANCO lXILROSSO i•i•#hlfl cisione e di controllo dei cittadini sui loro rappresentanti; e in termini di degenerazione oligarchica dei gruppi dirigenti dei partiti, il cui lento ricambio è fin qui avvenuto pressoché esclusivamente per cooptazione. I costi sono risultati tollerabili fino a quando è durato il pericolo per la convivenza civile. Ma oggi, dopo il crollo del comunismo, in un contesto di crescente omologazione della società italiana e di deperimento del senso di appartenenza alle tribù politico-ideologiche, essi appaiono sempre più insopportabili. Anche perché, partitocrazia, consociativismo e cooptazione oligarchica, che nei decenni scorsi hanno salvato la democrazia, la convivenza civile e l'unità nazionale, oggi le stanno revocando in dubbio. Se questo è vero, il compito che sta davanti a chi voglia operare per il rinnovamento della politica italiana va ben oltre i riguardi, in altri tempi più che onorevoli, della cacciata dei disonesti e del ricambio generazionale. È lo stesso patto politico su cui si fonda la nostra democrazia che va rivisitato, sostituendo al patto tra partiti, oggi in putrefazione, un patto tra cittadini. E le riforme elettorali e istituzionali, o servono anche a questo, o non servono a nulla. Rispetto a questo secondo fronte, la tradizione politica socialista, in particolare nella sua versione craxiana (che di quella 41 tradizione è stata nei fatti la declinazione egemone in tutto l'ultimo decennio) è apparsa largamente in ritardo, fino anzi ad essere percepita dall'opinione pubblica come il principale ostacolo ad un vero cambiamento. Questo ritardo è obiettivamente uno dei principali fattori di debolezza politica della proposta socialista, uno dei principali ostacoli alla sua spendibilità futura. Ma c'è anche una ragione strategica di difficoltà,che potrebbe peraltro rappresentare anche una possibile via d'uscita dalla crisi. l'.ampiezzadella domanda di cambiamento diffusa nel paese impone una risposta istituzionale e politica che non può certamente identificarsi con l'ipotesi di premi di maggioranza a coalizioni tra questi partiti, ma dovrà invece percorrere la via di un sistema uninominale maggioritario, con collegata elezione diretta del premier, che induca una profonda ristrutturazione del sistema dei partiti. In uno scenario di questo genere, la tradizione socialista, come del resto le altre tradizioni politiche italiane, non avrà più una casa partitica tutta e solo sua, ma dovrà trovare ospitalità dentro un partito nuovo, un partito coalizionale, frutto di un'alleanza programmatica tra cittadini espressione di cultura e tradizioni diverse. Solo se accetterà il rischio di questo esodo, la tradizione socialista riformista e democratica italiana potrà ritrovare una sua terra promessa.

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