Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 35 - dicembre 1992

ne, economia - e locale - nazionalismi, razzismi,miseria,criminalità- che richiedono una sinistra capace di un'azione politica quanto meno degna di essere chiamata tale. Solo in questo modo si potrà ricucire il legame tra la gente e il mondopolitico e ridare così vitalità al socialismo. LoStato sociale in particolare và ridefinito in maniera tale da riaffermare i principi per i quali è nato. Ciò non vuol dire buttare a mare anni di lotte socialiste. Si tratta in effetti di un problema di finalità. Il fine non è lo Stato sociale di per sé, ma l'attuazione di determinati valori di fondo che mirano non già ad una astratta società degli uguali bensi ad una «societàgiusta», nelle cui regole tutti i cittadini possano riconoscersi. Se «menoStato»vuol dire rinnovare un sistemache tali valori ormai nega, allora occorre «menoStato».Compito della sinistra è non lasciare - brillando di splendida assenza o arroccandosi su posizione testardamenteconservatricidello status quo - che tale mutamentodello Stato sociale venga gestito dalle forze neoliberiste e conservatrici,restaurandoprincipici obsoleti e vecchi poteri perduti. Il «caso Italia»merita un'analisi ulteriore. Il nostro Paese si trova in realtà ad uno stadiopiù difficile- dal punto di vistadel sistemapolitico- di quello della altre democrazie occidentali. Danoi una forza socialdemocratica che possa governare il Paese senza «scendere a patti»con i partiti conservatori non è mai esistita e tuttora non esiste. Non vi è mai stata alternanza. Mai stato un governo di sinistra. E tuttora in realtà non vi può essere. L'obiettivodell'unificazione dei partiti che si richiamano al socialismoliberale e riformista è quindi una tappa essenziale e prioritaria che permetterebbe di porci quantomeno sullo stessolivellodelle altre democrazie. Occorre da questo punto di vista un impegno serio da entrambe le parti. Un impegno che si basi sui programmi, sull'assunzionedi responsabilitàe sul nacessario superamento di tanti contingenti quanto meschini interessi di parte. Soppiantare questa esigenza fondamentale nella ricerca di intese - utili ma secondarie - con forzeche col socialismohanno e da sempre hanno avuto poco a che spartire può significareperdere di vistal'obiettivoprincipale: creare una grande forza socialista .PltBIANO) lXILROSSO 1 ■%•#•11 riformista capace di delineare progetti complessiviche ai valori del socialismosi richiamano. Digrande importanza è, sottoquestoprofilo, la riformaelettorale. Essadeve favorire l'aggregazionetra le forzepolitiche,l'alternanza e l'assunzione di responsabilità. Senza però, allo stesso tempo, precludere sia una certa rappresentanza delle minoranze che il mantenimento delle identità più genuine dei partiti tradizionali. Per quanto riguarda infine il Psi in particolare, gli ultimi risultati elettorali, le ultime drammatiche vicende, dimostrano quanto il nostro partito, che più di tutti gli altri è stato l'interprete coerente e fedele degli ideali del socialismoliberale, rischi di svolgereun ruolodel tuttomarginalenei grandi mutamenti in corso. Il governoAmatosembra essere abbandonato a sé stesso. Il partito non riesce a far di meglio che assicurare una sorta di franchigia alla pur assidua e coraggiosa opera del presidente del Consiglio.L'incapacità di un'azione progettuale si affianca sempre più spesso al malcelato desiderio 39 di mantenere lo status quo, dentro e fuori il partito. A ciò si aggiunge - e non può non stupire - il distacco della gente, della base. Siano ad arrivare ormai a vere e proprie forme di disprezzo generalizzato nei confronti del Psi e dei socialisti. Ciò è inaccettabile. Occorre un mutamentodi rotta drastico e palese nel mododi far politica, nella gestione del partito e negli uomini che lo dirigono, a tutti i livelli. Il craxismo- che indubbimeritiha avuto nel rilancio del Psi a cavallodegli anni 70/80- si è esaurito.Non è semplicemente un problemadi persone,maun mododi intendere la politica. Sbaglia chi crede che il craxismosia in crisi perché ha tradito sé stesso, la sua vera natura, a partire da uno, due, tre - non si sa neanche più quanti - anni. La sua crisi dipende da un suomodo di essere che è rimasto fedele a sé stesso. Sempre. Mantenere un certo «movimentismo»o elaborare nuovee raffinatetattiche politiche e strategie di schieramento non avrebbe salvato il craxismo. Esso si è concluso perché ha esasperato, da sempre, in maniera spropositata un mododi fare politicatuttoa livellodei partiti e delle istituzionie del potere che mediante queste si poteve esercitare. Tutto a ciò si riduceva: la scelta degli uomini, dell'azione politica, degli alleati, anche delle presunte battaglie ideali fino a quella della cerchia degli amiciche si è sovrapposta al partito. È questo che ha provocato, più di qualsiasi altro cosa, il crollo del Psi quanto e più degli altri partiti tradizionali. La gente ha capitoche tuttociò che il politico faceva lo facevaper sé e solo per sé. Ne è rimastadisgustata- già primadi Tangentopoli. Finchéda ciò ne traeva in qualche misura dei vantaggi, ha sopportato. Quando ha iniziato a non avere neanche più quelli si è ribellata. Per riconquistare la gente al socialismo dobbiamo quindi - come diceva Rosselli e come andiamo ripetendo noi stessi da tempo - «insorgere per risorgere». Insorgerecontroquestomododi farepolitica. Risorgere con tutti coloro che ancora credono nella politica come strumento indispensabile per la realizzazione degli ideali di libertà, di solidarietà e di responsabilità.

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