~.BIANCO lXILROSSO •iiiiif-lM Dopoun decennio di errori, il Psi è all'annzoero on cl si faccia trarre in in- N ganno dall'apparentedistanza tra il collassodel sistema socialistae le questioni prepotentementeportate alla ribalta (ma non «scoperte») dall'inchiestadel giudice Di Pietro. L'ideadi socialismoattraversauna crisi profondain tutto ilmondoe ogni specifica situazione la vive a modo suo: da Ceausescu a Mitterrand, per cosi dire. Ma la matriceè comune e la riflessionesui casi particolari non può fare a meno di trovarei collegamenticon la più generalecrisi dell'idea socialista.Anche in questo caso, una affermazionedi tal genere però non può essere un punto d'arrivo, ne una giustificazione,ma deve essere un punto di partenza per l'analisi. Ma, si dirà, che relazionepuò esservitra la crisi storicadel socialismoreale e le poche (inizialmente)banconote trovate nell'ufficiodel Presidentedi un istitutoper anziani a Milano?I collegamenti sonomolti. In primo luogo l'incriminatopresidente di questa venerabile istituzioneera stato nominatodal Comune di Milanoe prima ancora prescelto dal Partito Socialista.Questa procedura istituzionale ha le sue radici nell'idea socialista,elaboratatra la finedel secoloscorsoe i primi anni del nostro,che le istituzionimunicipalidebbano occuparsi dei problemidellepopolazioni anziane (cosi come di moltissimialtri problemi legati al benessere dei cittadini in generale e alla riduzionedelle diseguaglianzesocialiin particolare). Nel passato il sostegno sociale a questa idea venivadalla diffusaaccettazionedi un compromessoistituzionaletra classiin conflitto,ma costrette a condividere il medesimoterritoriodefinitodalla città industriale. Mentre il suo sostegnomoralesi basava su uno stretto legametra i partiti socialisti di Guido Martinotti e I ceti sociali che costituivano la parte più povera, ma più fortementeorganizzata, di questocompromessoistituzionale.Il collasso dell'idea socialista e le trasformazioni nell'economiae nella strutturasocialedelle grandi metropoli di tutto il mondo delle economie avanzate, hanno tolto i vincoli moralinell'esercizioe nel controllodi queste istituzioni, lasciando però vivere, per una inerzia istituzionale,tutte le istituzioni create allora e sviluppate dai partiti di massa nel dopoguerra. Se non si capisce questo nesso Istituzionaleprofondamente radicato e diffusonella società italiana, si può usciredalle innumerevoliaporie in cui rischia di arenarsi il dibattito. Infattiquesta lineadi analisipuò prestarsi alle più diverse interpretazionipoliticoideologiche e ovviamenteviene soprattutto usata da quanti si oppongono a ogni tipo di interventoregolativodello Stato,e in realtà a ogni attivitàpolitica rivoltaalla riduzione delle diseguaglianze. Qui però non si tratta di smantellarelo statosociale, madi impedireche le incrostazionie le deviazioni dell'intervento statale a favoredi avidi ceti medi, e di una classepoliticache ne deriva sostentamento, affossino l'idea stessadi stato sociale e le conquiste di civiltà che il socialismo ha portato in tutte le società capitalistecon un fortemovimento operaio. La regola generale sarebbe quella di sostituire un sistema di regolazione egualitariaefficientee reale - un vero stato sociale - a pratiche inique di distribuzionedi risorsepubbliche ai ceti medi,mascherate da politica sociale.Si può e si deve, e il Psi avrebbe avutotutte le carte teoriche in regola per farlo. Un'altraaporia propostaal dibattitodall'inestinguibile talento della cultura politica italiana per l'arruffamentodelle questioni chiare è la distinzione tra la colpevolezzae l'immoralitàdi chi «ruba»anche 32 per farsi la villa nel Pacifico,e chi «prende» i soldi per il Partito senza trame vantaggi personali. A parte il fattoche si tratta comunquedi una folaperché con l'esclusione di alcuni casi esemplarissimi e del tuttoeccezionali,si sa benissimoche quando i soldi passano di mano qualcosa alla mano resta sempre attaccato anche senza la colladi AliBabà, la distinzioneè del tutto spuria e inaccettabile. Il giudizio sulla onorabilità della persona che si arricchisce o meno, infatti è del tutto soggettivo. Possiamoforse concordare su un giudizio di onorabilità individui,Je per chi non ruba a titolo privato. Ma dal punto di vista della collettivitàa cui sono stati sottratti i soldi non cambia assolutamentenulla che tutti o parte di questi soldi finiscanonelle tasche del partito o in quelle della persona: i danari sono stati comunque sottratti. Anzi si può forse dire che la presenza del «compagnoonesto»è un'aggravante perché inganna ulteriormente me cittadino o memilitanteche non partecipiamo allasparitizione. La questionenon solonon ha senso, ma è fuorviante e serve solo a intorbidare le acque. Né vale dire, come è stato fatto da più parti che in ogni caso le ruberie sono un male minore rispetto alla scomparsa dei partiti di massache lascerebbe lemasse alla mercé dei potentati economici. Se i soldi servonoai partiti per ottenere consensi, se c'è un «costoper la democrazia>occorre porsi il problema dell'efficienzadi questo costo.Nonè sufficientedire che i soldi servonoal politicoper farsirieleggere,perché poi una volta rieletto dovrà dedicare parte delle sue energie per ripagare gli elettori-paganti, oltre quelli che non hanno sborsatosoldi, ma si aspettano favori. È un circolo viziosoche non può essere trasformatoin principio organizzativodel sistema politico.
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