A mio avviso rispetto a questa ripresa della destra estrema in Germania, in Francia e forse anche in Russia, siamo appena all'inzio di possibili nuove tragedie storiche. Ancora più complicata è la situazione in Italia. L'Italia vive per molti aspetti una situazione da paese post-comunista in un duplice senso. Per un verso il nostro paese vive drammaticamente la fine del comunismo e del Pci e la vive drammaticamente per tre ragioni. Con il Pci è venuto meno un punto fondamentale del nostro bipolarismo imperfetto. Venendo meno questo punto ciò ha messo in crisi sia la Dc, perché è venuta meno la delega in bianco data ad essa da larghi settori della società italiana, sia il Psi perché è venuta meno sia la sua rendita di posizione, sia la parallela delega data anche da molti ambienti ai socialisti per ragioni analoghe a quelle democristiane. Per altro verso il vuoto rappresentato dalla scomparsa del Pci non è stato riempito né dal Pds né dal Psi. Il Pds non ha sostituito al comunismo un messaggio diverso, ma della stessa forza di sintesi e di compattezza politico-sociale. Il Pds non ha sostituito al comunismo una versione forte di riformismo e di socialdemocrazia. Il Pds, oltre al suo segretario, è un partito ondivago, una nebulosa in cui si combinano insieme tante posizioni senza una sintesi. A sua volta il Psi non si è staccato in tempo (1991)dall'alleanza di governo con la Dc, e poi è stato in parte colpito al cuore dalla questione morale. In questa situazione in Italia stanno emergendo almeno tre diverDJJ,BIANCO '-XIIJ ROSSO 1111 #11 111 se forze di destra: una destra estrema che va dai naziskin al rilancio del Msi, una destra localista delle Leghe e poi una «nuova destra» che sostiene una sorta di rivoluzione conservatrice contro i partiti e l'attuale sistema politico, guidata da Segni e da La Malfa. A questo punto le forze della sinistra socialdemocratica e riformista dovrebbero evitare tre errori: evitare di difendere sic et simpliciter lo status quo ante, evitare di subire il fascino della rivoluzione conservatrice e di inserirsi in modo subalterno nelle «Alleanze democratiche» vendute sul mercato politico dai principali giornalipartito, evitare di continuare la guerra fraticida finora svoltasi fra il Psi e il Pds. Veniamo qui ad un nodo di fondo, strategico. È possibile ricostruire una posizione innovativadi tipo riformistae socialdemocratico che si misuri con i problemi nuovi della società italiana? A mio avviso in Italia si tratta di realizzare una operazione difficilissima consistente nel superare gli elementi atipici di socialismo reale esistenti nel nostro paese (in primo luogo il rapporto ombelicale fra partiti e aziende a partecipazione statale) e il welfareall'italiana (assistenzialismo,eccesso di universalismo,standard troppo elevati, enorme evasione fiscale) senza dar via libera al tentativo in atto di liquidare tout court lo stato sociale, i sindacati, i partiti e tutta l'impresa pubblica. È quanto sta cercando di fare Amato quotidianamente danzando sull'abisso. 26 A mio avviso sarebbe fondamentale superare la indubbia debolezza che oggi caratterizza sia il Psi che il Pds, costruendo un forte polo riformista e socialdemocratico collegato con il mondo del lavoro. A mio avviso ci sarebbe un gran bisogno di una forza laburista anche perché oggi c'è da fare i conti con un capitalismo italiano insieme aggressivo e caratterizzato da gravi difficoltà finanziarie e industriale che cerca di far pagare ai lavoratori e allo Stato il prezzo delle sue difficoltà. Io credo nell'indispensabile rinnovamento del sistema politico, del Psi e del Pds ma non nel «nuovismo»un «nuovismo»quello di Segni e di La Malfa (che cerca di attrarre anche Martelli) tutto collocato lungo un'operazione neoconservatrice. Certo, la risposta alla rivoluzione conservatrice non può essere data né da una difesa disperata dei vecchi equilibri, ma, nemmeno, dall'accettazione subalterna dei suoi valori, dei suoi slogan, delle sue ricette economico-sociali. La mia opinione è nettamente per una moderna socialdemocrazia, per un riformismo in grado di traghettarci al di là del welfare all'italiana, in un capitalismo riformato caratterizzato da una dozzina di grandi gruppi industriali con un forte sindacato, alcuni fondi pensioni, una attiva politica dei redditi, un forte impegno per l'occupazione e l'ambiente, per un rapporto bilanciato fra forze politiche e forze economiche, per l'inizio di una reale democrazia economica che non è mai esistita in Italia.
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