i.)Jl, BIANCO lXIL~ Oltrelacrisi:Psie Pds inunpololaburista o rmai è chiaro che la sinistra socialdemocratica e riformista in tutta Europa non ha tratto grandi vantaggi dal 1989, dalla fine del fallimento per bancarotta fraudolenta. Alcuni termini della questione sono sintetizzati con onestà intellettuale da Peter Glotz. «Evidentemente, con il comunismo la sinistra ha perso qualche cosa. La destra ha perso il suo nemico giurato, la sinistra democratica l'immagine rovesciata, il contrasto. Si concepiva come alternativa di principio, sia rispetto al capitalismo che rispetto al comunismo. E adesso, tutt'a un tratto non si trova più al centro di due assi, ma in un punto non esattamente identificabile lungo un'ampia scala di capitalismi più o meno temperati. Evidentemente questo cambio di posizione ha fatto ammutolire la sinistra. Essa cammina, scruta ed indaga e permette alla destra moderata di nominare gli amministratori dello spirito del tempo. È un gioco pericoloso. Se la sinistra vuol farla finita con questo gioco, allora deve arrivare ad un programma proprio, deve superare le sue resistenze mentali rispetto all'individualismo economico, allo spirito commerciale e alla imprenditorialità. La tesi che un'economia collettivistica è superiore a quella capitalista è stata definitivamente smentita nel 1989. Adesso la sinistra non può cercare sonnambulescamente una Terzavia ma deve buttarsi decisamente sulla civilizzazione dell'ammodernamento capitalista: già da tempo ha a disposizione gli strumenti necessari, come la cogestione, la creazione di patrimonio dei lavoratori, la politica degli orari di lavoro» (da l'Unità del 29 novembre 92). di Fabrizio Cicchitto 25 Al di là di queste riflessionigenerali ogni socialdemocrazia ha avuto i suoi problemi. I laburisti inglesi hanno pagato a duro prezzo il loro estremismo negli anni 80. La socialdemocrazia tedesca, a sua volta, ha pagato per un verso la sua radicalizzazione parallela a quella laburista, per altro verso l'infinito opportunismo ideologico e politico con cui aveva trattato con Brehznev e con Honecker. Le socialdemocrazie scandinave hanno pagato, sia pure in modo minore, una certa crisi dello stato di benessere. A loro volta i socialismi mediterranei - in primo luogo i socialisti francesi e i socialisti spagnoli (in una qualche misura anche i socialisti italiani) - hanno gestito, in modo pragmatico e senza schematismi ideologici, lo sviuppo capitalistico degli anni '80, ne hanno fornito una versione non reaganiana, ma modernizzante, e hanno utilizzato una certa corrente «moderata». Era la «tendenza» che appunto era intermedia fra la destra e la sinistra, una tendenza di sinistra-centro direi. Oggi anch'essi sono in crisi perché anche quel modello si è usurato, e i partiti «mediterranei» vivono in modo diverso anche i contraccolpi di una questione morale in parte obiettiva, in parte agitata da una Destra sempre più forte nella società e negli apparati dello Stato. Infatti questo è il punto di fondo che sta emergendo in Germania, in Francia, in Italia: dalla crisi del comunismo sta emergendo un grande rafforzamento della destra, anzi di due destre, della destra eversiva e della destra conservatrice. In Russia,e ancora più in Germania, sembra quasi che il comunismo abbia tenuto in modo ferreo un coperchio su una pentola della quale erano in ebollizione antichi e nuovi miasmi reazionari, nazionalsocialistie razzisti.Non appena il coperchio è saltatoallora questi miasmi hanno rapidamente inquinato l'ambiente.
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